Il pannello politico europeo si complica sempre di più, mentre in Georgia si svolgono eventi che attirano l’attenzione internazionale. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán si è recato a Tbilisi, presentandosi come il leader di una nuova visione per l’Unione Europea, proprio mentre i cittadini georgiani sono scesi in piazza per richiedere un nuovo voto. Le dinamiche di potere si intrecciano con l’aspettativa di un’indagine sulle irregolarità elettorali, dando vita a un contesto ricco di tensione e incertezze.
Tbilisi, la capitale georgiana, ha visto una scelta intrigante da parte di una delle principali case editrici del paese, la Sulakauri. Negli ultimi tempi, infatti, ha deciso di esporre nelle sue librerie un solo libro: “La fattoria degli animali” di George Orwell. Questa azione non è stata casuale. Visto il clima politico turbolento, la casa editrice ha voluto segnalare che la situazione nel paese non è tornata alla normalità, anzi, potrebbe essere ancora più complessa. Dal voto del 26 ottobre, la Georgia ha vissuto un susseguirsi di stranezze che hanno sollevato interrogativi e richieste di un’inchiesta, in un paese che si presenta profondamente spaccato.
Il governo, guidato da “Sogno georgiano”, sembra ignorare le richieste di cambiamento, mentre l’opposizione tenta di raccogliere prove di presunti brogli elettorali. La strategia del governo sembra essere quella di attendere che sia l’opposizione a sfinirsi. Una situazione che ricorda le pagine di Orwell, dove le “verità” possono essere distorte e le opposizioni in silenzio possono diventare un’arma di controllo. Nonostante il caos, l’opposizione non si arrende e continua a battersi per la verità. Chiaramente, le elezioni, già di per sé da verificare, hanno generato un clima di sfiducia tra i cittadini.
Secondo Giorgi Gabunia, un giornalista locale, il nome “Sogno georgiano” non è affatto una traduzione semplice. In realtà, il termine originale “otsneba” implica un’idea di piano, di progetto, piuttosto che un semplice sogno. Ciò indica che il partito del miliardario Bidzina Ivanishvili non è una forza disgregata, ma un sistema pensato per mantenere il potere, con alleanze strategiche rafforzate nel tempo. Mentre le strade di Tbilisi si animano con manifestazioni, la risposta da parte del governo rimane un’apparente indifferenza, un gioco di attesa che potrebbe, tuttavia, portare a sviluppi inattesi.
La visita di Viktor Orbán in Georgia è stata segnata da simbolismi forti. Durante la notte, sono state collocate bandiere ungheresi tra le altre dell’Unione Europea e della Georgia, a testimonianza di un’accoglienza calorosa da parte del governo di Tbilisi. Nonostante le critiche dai leader europei nei suoi confronti, Orbán ha primeggiato nel parlottare dell’Europa, assumendo un ruolo quasi di condottiero mentre si congratulava con l’amministrazione georgiana. Con il suo noto pragmatismo, ha scelto di non rimanere in silenzio di fronte alle polemiche, studiando con attenzione le strategie politiche e sociali che ha portato a Tbilisi.
Durante il suo incontro con Irakli Kobakhidze, Orbán ha benedetto la Georgia, esprimendo il desiderio che il paese non seguisse le orme di un’Ucraina in guerra, complessivamente sottolineando il suo messaggio politico. Il primo ministro ungherese ha addirittura affermato che la Georgia avrà la possibilità di aderire all’Unione Europea entro dieci anni. Ovunque si sia recato, ha portato con sé la bandiera blu, simbolo della sua visione di un’Europa alternativa. Orbán si è descritto come un leader di un futuro Partito globale della pace, contrastato da un’idea di guerra, di cui l’Ucraina è un esempio lampante.
Tuttavia, mentre il premier ungherese premiava Tbilisi, la questione delle irregolarità elettorali rimaneva in sospeso, con cittadini in piazza, in cerca di giustizia e verità. Orbán non ha mostrato particolare interesse per le proteste popolari e, con la sua presenza, ha segnato la sua vicinanza politica e strategica al governo, asserendo al contempo che il regime di Sogno georgiano stesse prosperando con le sue stesse, per così dire, regole.
L’alleanza tra il governo georgiano e Orbán non è passata inosservata, portando tensioni tra le dinamiche internazionali. Giornalisti e attivisti, come László Róbert Mézes, hanno atteso l’arrivo di Orbán, pronti a mettere in discussione il legame tra il premier ungherese e il regime attuale georgiano. Durante il suo passaggio, Mézes ha urlato domande provocatorie al premier, sottolineando le contraddizioni e i rischi legati a un governo che legittima un voto definito proditorio.
Orbán ha ignorato le provocazioni e ha continuato per la sua strada, lasciando il messaggio che la sua alleanza con Sogno georgiano fosse una pietra miliare per un’Europa in transizione. Le congratulazioni ricevute dal governo per la sua scelta elettorale sono giunte anche da ben noti attori geopolitici come Russia, Turchia e Cina, rivelando un quadro complesso di alleanze, ma anche di divisioni con altre forze europee, che rimangono distanti.
In tal modo, quella che si sta delineando è una sorta di blocco alternativo, con Orbán che si erge a guida dei partiti che condividono l’idea di una governance simile. In un contesto in cui molti si interrogano sul futuro dell’Europa, è chiaro che la Georgia sta giocando una partita delicata. Mentre l’opinione pubblica e le istituzioni guardano attentamente alle sorti della democrazia georgiana, il potere sembra riposare su scelte che potrebbero avere un impatto notevole non solo a livello locale, ma anche sul continente europeo.