Le recenti dimissioni di Carlos Tavares dall’incarico di amministratore delegato di Stellantis hanno scosso il panorama politico e industriale italiano. Una tempesta in un bicchier d’acqua? No, tutt’altro. In realtà, è un momento di grande incertezza per il futuro del gruppo automobilistico, e le reazioni sono state rapidissime e molto variegate. Ciò che spicca in questa situazione è la risposta bipartisan che ha colpito il palco politico, ma anche le voci provenienti dalle opposizioni e dai settori sindacali sono scese in campo, preoccupate per la sorte degli stabilimenti e dei lavoratori coinvolti.
Il passo indietro di Tavares è stato accolto da un coro di voci unanimi che ha attraversato tutto l’arco costituzionale. Destra e sinistra, pur mantenendo le distinzioni politiche, si sono trovate unite nella richiesta di ascoltare il presidente John Elkann in Parlamento. Questo è indicativo di una preoccupazione diffusa riguardo alla direzione che prenderà Stellantis nel breve e nel lungo periodo. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha espresso commenti decisamente critici nei confronti del management precedente, sottolineando la necessità di una transizione responsabile per garantire l’occupazione. Secondo Foti, il cambiamento deve avvenire in modo da tutelare non solo i posti di lavoro ma anche le competenze accumulate dai lavoratori.
Anche Salvatore Caiata, deputato di Potenza, ha rincarato la dose affermando che non rimpiangeranno Tavares e con il suo allontanamento sperano di voltare pagina in una storia che, secondo lui, ha visto la politica industriale italiana seguire strade poco illuminate. Le sue parole rispecchiano la posizione di coloro che ritengono urgente un cambiamento di rotta nell’affrontare le sfide del settore. Gianluca Caramanna, capogruppo sempre di Fratelli d’Italia in commissione Attività produttive, ha richiamato attenzione sul passato di difficoltà nel dialogo con Tavares, evidenziando l’importanza di una nuova gestione per affrontare concretamente il futuro dei lavoratori del gruppo.
Il coro di critiche non si è limitato ai sostenitori del governo. Diverse voci dell’opposizione hanno lodato il cambio al vertice, evidenziando le problematiche e le storture che la gestione Tavares ha portato con sé. Carlo Calenda, leader di Azione, ha affermato che la sua rimozione non lascerà un vuoto, mentre i rappresentanti di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, hanno sollevato interrogativi sul futuro dell’automotive in Italia. Hanno sottolineato come le politiche di delocalizzazione attuate dal gruppo, sotto la guida di Tavares, abbiano arrecato danno all’industria italiana, portando a tagli di posti di lavoro e ritardi nell’innovazione. Resta ora la domanda su quale sarà il prossimo passo di Stellantis e quali strategie seguirà per raddrizzare la barra.
In maniera simile, anche Chiara Appendino del Movimento 5 Stelle ha espresso preoccupazioni sul futuro degli stabilimenti e dei lavoratori italiani, richiedendo un piano industriale serio da parte della nuova dirigenza del gruppo. Sulla stessa lunghezza d’onda, l’ex presidente Giuseppe Conte ha messo in guardia rispetto ai rischi che i lavoratori devono affrontare, sottolineando che il governo deve agire con decisione per non lasciare nulla al caso. In questo periodo si è assistito a un’intensificazione dei dibattiti politici e delle pressioni affinché venga delineato un piano strategico chiaro.
Se le voci politiche si sono levate come un’unica entità critica nei confronti di Tavares, i sindacati, pur riflettendo su posizioni diverse, sono uniti nel richiedere una nuova strategia per la gestione di Stellantis. Edi Lazzi, segretario generale della Fiom, ha commentato le dimissioni affermando che erano attese e rappresentano un’opportunità per guardare al futuro. Ha insistito sull’urgenza di un piano industriale che preveda investimenti e assunzioni, sottolineando la necessità di un approccio lungimirante per stabilimenti come Mirafiori.
Ferdinando Uliano, della Fim-Cisl, ha ribadito che è fondamentale trovare un nuovo leader che possa interpretare le necessità dei lavoratori, avviando così un dialogo costruttivo. Anche il segretario della Uilm, Rocco Palombella, ha sottolineato l’importanza di un management che tenga a cuore il futuro produttivo del settore e il benessere dei lavoratori. Le loro richieste non sono solo teoriche, ma pratiche, e mirano a un’inversione di rotta significativa rispetto a quanto visto in passato.
Roberto Di Maulo, segretario della Fismic-Confsal, ha manifestato la sua apprensione rispetto a potenziali sviluppi sfavorevoli per i lavoratori. Questa unanimità nel richiedere un cambio di rotta riflette una tensione palpabile nel settore, la cui stabilità economica è sempre più in discussione. Il futuro è incerto e il passaggio di testimone al vertice di Stellantis sarà cruciale per determinare la direzione futura e il destino di un settore vitale per l’economia italiana.