Un piccolo comune dell’Emilia ha deciso di abolire la TARI. Ecco cosa è successo e quale tassa andrà a sostituirla
TARI è l’acronimo di Tassa sui Rifiuti ed è l’imposta con cui i cittadini finanziano i costi del servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura. Tale tassa può essere attivata o presso il proprio Comune di riferimento o in via digitale, tramite il sito dello stesso comune.
Nel caso in cui si scelga di proseguire mediante quest’ultima modalità, bisognerà entrare nel website con lo Spid e, una volta fatto ciò, sarà necessario compilare un form guidato, in cui verrà richiesto l’inserimento dei dati dell’intestatario e dell’immobile.
Per l’attivazione, ma anche per la disattivazione della TARI, è fondamentale sapere che queste non sono automatiche. Ciò vuol dire che in caso di locazione, la tassa dovrà essere chiusa e riattivata a nome del nuovo inquilino. A dover procedere con tale operazione è proprio quest’ultimo e non il proprietario dell’immobile.
È stata introdotta nel 2014, in sostituzione delle precedentemente esistenti TIA (Tariffa di igiene ambientale), TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) e TARES (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi).
Come si calcola e a chi spetta il pagamento?
Il calcolo della tassa viene effettuato direttamente dal Comune, che fornisce, a cadenza annuale, un bollettino di versamento precompilato direttamente a casa dei contribuenti. L’importo è costituito da una parte fissa, che va moltiplicata ai metri quadri interni alle murature e una parte variabile, stabilita in base al nucleo familiare e all’occupazione dell’immobile da parte degli stessi. Alle due parti bisogna aggiungere anche il Tributo Provinciale per l’esercizio delle Funzioni Ambientali (TEFA), che può oscillare tra l’1% e il 5% della somma.
Il pagamento spetta a colui o coloro che occupano fisicamente l’immobile: per farla semplice, in caso di locazione, l’affittuario avrà l’obbligo di pagare tale tassa. Se invece l’immobile dovesse essere vuoto e, di conseguenza, non affittato, il pagamento spetta al proprietario dello stesso, che potrà tuttavia richiedere una riduzione o, in casi drastici, un’esenzione, ma questa possibilità viene generalmente concessa dai Comuni soltanto a coloro che possiedono immobili privi di allacciatura luce e gas. In caso contrario il proprietario dovrà comunque adempiere tale richiesta.
Il comune che abolirà la TARI
Il Comune di Granarolo nell’Emilia (città metropolitana di Bologna) a partire dal prossimo 1° gennaio 2025 abolirà la TARI nel suo territorio comunale, applicando la nuova TCP (Tariffa Corrispettiva Puntuale), sistema volto a calcolare la bolletta dei rifiuti in base alla quantità effettiva di indifferenziato smaltito. A ogni utenza verrà, infatti, attribuito un numero minimo di vuotature del contenitore dell’indifferenziata e ogni vuotatura aggiuntiva verrà addebitata. Si tratta di una quota variabile che si aggiunge alla tassa, che varierà in base al superamento della soglia di indifferenziato fissata dal comune.
Si tratta di una nuova pratica che potrebbe portare al superamento della tassa attualmente in vigore nella maggior parte dei comuni italiani, ma l’esperimento, se così vogliamo definirlo, che avrà luogo a Granarolo nell’Emilia non rappresenta una pratica inedita. Già a partire dallo scorso 1° gennaio, dunque dall’inizio dell’anno 2024, anche il comune di San Martino in Rio (provincia di Reggio Emilia) ha superato la TARI per far spazio alla TCP, applicabile, esattamente come la sua predecessora, nei confronti di chiunque possieda locali o aree scoperte che producano rifiuti urbani.