Giovedì 5 Dicembre 2024, news shock arrivano dall’Italia. Dodici persone sono state arrestate per presunti collegamenti con un gruppo neonazista chiamato “Werwolf Division,” rinominato poi “Divisione Nuova Alba.” L’operazione ha rivelato piani inquietanti, inclusi attentati progettati contro la premier Giorgia Meloni e Klaus Schwab. Intercettazioni rivelano dettagli allarmanti su ricognizioni attorno a Palazzo Chigi e Montecitorio. I membri del gruppo, come hanno sottolineato gli inquirenti, erano mossi da ideologie estremiste e avevano già avviato attività pericolose in previsione di attacchi.
Questa cellula, con sede a Bologna, è stata descritta come un’associazione di estrema destra dedicata all’accelerazionismo, una filosofia che promuove un’intensa e rapida trasformazione della società secondo linee ideologiche estreme. Elevarono l’odio e la negazione della Shoah a capisaldi del loro credo. Gli arrestati, tra cui figure di vertice come Daniele Trevisani, noto come «comandante», e Salvatore Nicotra, «l’istruttore», avevano pianificato varie attività di proselitismo e atti violenti. Tra i loro obiettivi principali c’era quello di destabilizzare l’ordine democratico in atto, prendendo di mira simboli della leadership politica.
Le intercettazioni evidenziano un’atmosfera di fervente attesa e preparazione operativa. Le indagini della Digos hanno rivelato incontri segreti e strategie per colpire figure importanti della politica italiana. È emerso che il gruppo non soltanto discuteva di attacchi ma anche si dedicava all’acquisizione di armi e all’addestramento di nuovi membri. Le dichiarazioni raccolte durante le indagini raffigurano individui propensi ad agire, collettivizzando il loro odio e la loro violenza.
L’idea di un attacco alla premier Meloni, identificata come una “traditrice” a causa della sua politica associata agli interessi internazionali, mostra come la loro ideologia fosse radicata in un’interpretazione distorta della realtà. Si sentivano giustificati in quel che programmavano, e i dettagli dei loro piani, tramite discussioni su Telegram, fanno rabbrividire. Anche provvedimenti di propaganda violenta erano alla base delle loro attività, cercando di reclutare seguaci per la loro causa in modo impersonale riguardo alla vita, la cultura e qualsiasi morale funzionante.
Un altro aspetto inquietante emerso è l’idea che per attaccare la presidente del Consiglio avrebbero voluto usare una strategia di colpo dall’alto. Richiamando espressioni di guerriglieri e additandola come un bersaglio da eliminare, la loro concezione della voce politica di Meloni era per loro solo una facciata da abbattere. I riferimenti a possibili luoghi di attacco mostrano un preoccupante livello di pianificazione. Si facevano riferimenti a strutture pubbliche e luoghi centrali, con chiari intenti aggressivi.
Nel loro linguaggio si percepiva una certa ingenuità, mescolata a un oscuro fanatismo. Le ideazioni criminali sembrano apparentemente poco radicate nella realtà, ma sono pericolosamente riuscite a trovare sponde tra raggruppamenti estremisti. Non erano solo discorsi, ma preparativi che includevano l’allenamento e la ricerca di chi potesse entrare in azione per realizzare i loro piani. I dettagli svelati dalle intercettazioni mettono in luce anche la ricerca di armi, segnale di un’insoddisfazione non solo di natura politica ma anche sociale, rappresentata attraverso gesti di ribellione.
Un aspetto curioso emerge quando si osserva come, nonostante utilizzassero strumenti moderni come Telegram, non disdegnavano metodi tradizionali per espandere la loro rete. Organizzavano incontri faccia a faccia e attività di volantinaggio per trovare sostegno. Questa mescolanza di antico e moderno fa pensare a una sfida complessa. Per qualcuno, potrebbe sembrare un paradosso il fatto che un gruppo così radicale tenti di attrarre le masse, ma mostra chiaramente la loro determinazione nel voler portare avanti la loro folle visione di una società distorta.
L’inchiesta che ha portato a questi arresti ha radici nel 2022. È iniziata dopo la comparsa di immagini promozionali disturbanti che ritraggono figure armate con simboli di odio. Questo ha messo in allerta le autorità, portando alla creazione di una task force dedicata a combattere il terrorismo di estrema destra. L’operazione ha rivelato quanto fosse consolidata la rete sociale di questo gruppo, che non si limitava all’uso della tecnologia digitale, ma si avvaleva anche di metodologie di comunicazione più dirette come incontri in situazioni di riservatezza.
Le immagini che circolavano online, con richiami espliciti alla violenza, hanno stimolato un’escalation nell’attività di monitoraggio da parte delle forze dell’ordine. La strategia usata dal gruppo per attrarre nuovi membri rivelava una faccia pericolosa e, in certi versi, una certa astuzia nel sapersi mimetizzare tra la popolazione. Le citazioni fatte da figure di spicco del gruppo, come l’estremista di destra Dominique Venner, denotano un pensiero condotto da una narrazione di vendetta e riscatto, un modo di giustificare una guerra contro le istituzioni esistenti.
In sintesi, il quadro delineato dalle indagini è allarmante. I segnali di avvertimento erano presenti, ma il loro silenzio era tornato a farsi sentire attraverso azioni incisive. Le ricerche mostrano un groviglio di motivazioni complesse, dove si intrecciano desideri di emergere e la volontà di nuocere. Le operazioni che hanno portato agli arresti non solo hanno interrotto un piano allarmante, ma hanno portato in luce una parte della società che fatica a mixarsi con il presente.