La recente sostituzione della bandiera del deposto regime siriano con quella degli ex oppositori sull’ambasciata di Mosca segna un cambiamento radicale. Questo episodio non è solo un gesto simbolico, ma rappresenta un’indicazione chiara delle tensioni e delle incertezze che attualmente circondano il futuro politico della Siria. La sede diplomatica ha comunicato di essere in attesa di “istruzioni” dal nuovo governo, un’interpretazione che evidenzia come i venti della politica stiano cambiando in modo repentino e che l’intero panorama si trovi ora avvolto nell’incertezza. Mentre il Cremlino cerca di trovare un equilibrio precario, da una parte è intento a non voltare le spalle completamente all’ex presidente Assad, dall’altra è costretto a fare i conti con la necessità di salvaguardare gli interessi strategici russi nella regione, in particolare le proprie basi militari attorno al Mediterraneo.
È stato direttamente Vladimir Putin a prendere la decisione, come comunica il portavoce Dmitry Peskov, di concedere asilo “per motivi umanitari” ad Assad e ai membri della sua famiglia. Questa notizia è stata rilasciata da fonti legate all’agenzia Tass, senza però un annuncio ufficiale da parte del Cremlino. Non sono previsti incontri tra Putin e Assad, almeno non pubblicamente. Peskov ha infatti chiarito che non ci sono colloqui previsti nell’agenda ufficiale del presidente russo. Tuttavia, i media siriani hanno recentemente riferito di una visita segreta, il mese scorso, da parte di Assad a Mosca.
Questa dinamica è piuttosto significativa per capire come la leadership russa stia cercando di restare in contatto con quelle forze che ora emergono a Damasco. Il focus principale sembra essere quello di salvaguardare le proprie basi, in particolare la base navale di Tartus e la base aerea di Hmeimim, due punti vitali per le operazioni militari russe nella regione. Peskov ha sottolineato che è prematuro discutere di ulteriori dettagli, rivelando però come la Russia voglia mantenere una linea di dialogo aperta con qualsiasi nuovo governo siriano. Inoltre, l’interrogativo su chi saranno i nuovi leader della Siria non può trovare risposta finché non si concluderà la formazione del nuovo governo, fatto che costringe Mosca a valutare attentamente tutte le variabili in gioco, comprese le influenze di potenze regionali.
Dopo gli stravolgimenti recenti, la Russia si trova in una posizione di grande difficoltà. Secondo Peskov, ciò che è accaduto ha sorpreso moltissimo non solo il mondo, ma anche Mosca stessa. In questo contesto, è interessante notare come il segretario generale della NATO, Mark Rutte, abbia colto l’occasione per criticare sia Mosca che Teheran, definendole “partner inaffidabili” di Assad. Questo genere di tensione non fa altro che aumentare la varietà di sfide che la Russia deve ora affrontare.
In parallelo, anche i media russi si sono espressi con toni impietosi riguardo alla situazione. Un titolo emblematico di Kommersant, un autorevole giornale del panorama imprenditoriale, ha affermato che “La Russia ha perso il principale alleato in Medio Oriente.” Anche i canali di informazione più diretti, come il canale Telegram Rybar, che ha stretti legami con il ministero della difesa, hanno posto l’accento sui potenziali danni che Mosca potrebbe affrontare a causa di questa evoluzione. La perdita della base di Tartus e di Hmeimim sarebbe drammatica, poiché queste hanno una funzione cruciale nelle operazioni russe non solo in Siria, ma anche in scenari più ampi come Libia e Sahel.
Mentre la Russia valuta le ripercussioni di questi eventi, molti inizi sono già stati ipotizzati. Le basi di Tartus e Hmeimim non sono solamente punti di appoggio, ma anche elementi chiave per la logistica russa negli spostamenti verso altre zone di conflitto. Senza di esse, si avrebbero notevoli problemi nella gestione delle operazioni in aree come la Libia o il Sahel, dove la Russia ha già interessi militari. Una delle soluzioni proposte è l’apertura di una nuova base a Port Sudan, che però deve fare i conti con la difficile situazione della guerra civile in Sudan, complicando i negoziati e la realizzazione di questo piano per il futuro.
C’è anche la possibilità di valutare alternative, come l’idea di un porto sulla costa libica per garantire rifornimenti. Tuttavia, anche questo approccio presenta sfide, poiché le distanze potrebbero rivelarsi troppo lunghe per garantire interventi rapidi e tempestivi con gli aerei da trasporto. In questo momento di confusione e incertezze nel panorama geopolitico, Mosca deve navigare con attenzione, cercando di mantenere i propri legami e i propri valori operativi, mentre soppesa le nuove realtà emergenti in Siria.
Ciò che ci attende è una continua evoluzione del contesto politico, mentre il mondo osserva con attenzione le scelte che gli attori coinvolti faranno nei prossimi mesi.