La situazione in Siria è tornata sotto i riflettori internazionali. Con l’escalation della guerra civile che ha destabilizzato il Paese per oltre un decennio, si teme che questa nuova fase possa addirittura aggravare le tensioni già esistenti. Diversi attori regionali sono coinvolti, tra cui la Turchia, la Russia e l’Iran, ognuno con i propri obiettivi e alleanze, rendendo il contesto complesso e instabile.
La Siria è un territorio in cui la guerra civile sembra aver trovato nuova energia. I recenti scontri tra gruppi jihadisti e le forze lealiste di Bashar al-Assad hanno infiammato ulteriormente la situazione. Proprio ieri, nel centro di Aleppo, la seconda città più grande dopo Damasco, i ribelli hanno lanciato un attacco che ha portato a violenze e a una campagna di bombardamenti da parte delle forze governative siriane e russe. I video condivisi sui social hanno mostrato i ribelli mentre avanzavano nell’area storica della città, proclamando la loro vittoria, ma Damasco ha smentito queste dichiarazioni, facendo sapere di aver tenuto testa all’offensiva.
Con la crescente paura di nuove battaglie, lo Stato Maggiore dell’esercito siriano dichiara di aver resistito agli attacchi. Tuttavia, per i civili, la situazione si complica sempre di più. L’ONU segnala già 15mila sfollati a causa delle violenze e ci sono già statistiche tragiche: quasi 300 vittime, di cui 25 solo ieri, tra cui 24 erano civili colpiti dagli attacchi. La violenza non risparmia nessuno, e i civili si trovano in un limbo di paura e incertezze.
Dietro il conflitto siriano non si nascondono solo le battaglie tra eserciti. I rapporti tra diversi attori internazionali aggiungono un ulteriore livello di complessità alla situazione già precaria. Russia e Iran, che storicamente hanno sostenuto il regime di Assad, ora trovano difficoltà con le loro rispettive crisi interne e gli impegni internazionali. Il conflitto in Ucraina e la loro presenza in Medio Oriente pongono sfide significative.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, ha ribadito il sostegno di Teheran al governo siriano, sottolineando l’impegno dei due Paesi nella lotta al terrorismo. Tuttavia, la vera situazione è quella di una Russia alle prese con la stabilità economica e la necessità di gestire l’operatività delle proprie forze armate. Le risorse scarseggiano e possono sostituire solo in parte i soldati in campo. L’unica soluzione plausibile per supportare Assad sarebbe quella di un potenziamento della forza aerea, ma anche questa via presenta notevoli ostacoli e limitazioni.
D’altra parte, Ankara, sotto la guida di Recep Tayyip Erdogan, gioca un ruolo chiave. Fin dall’inizio dell’escalation, la Turchia è stata contraria al regime di Assad e ha storicamente supportato enti e gruppi armati che vogliono rovesciarlo. Questo ha portato a tensioni con Mosca e Teheran che ostacolano qualsiasi possibile dialogo. La percezione di una guerra per procura diventa quindi sempre più concreta, con gruppi jihadisti e ribelli che sembrano avere alle spalle un forte sostegno turco.
Il futuro della Siria appare tetro e incerto. Con il Paese che stava faticosamente tentando di costruire le basi per una stabilità tanto attesa, la recente escalation è come un colpo di grazia a speranze già fragili. Assad, da parte sua, sembra ottenere un po’ meno isolamento dalla comunità internazionale, ma quanto durerà?
Gli osservatori temono che il conflitto non si fermerà e che nuovi scontri possano verificarsi nei prossimi giorni. Si parla addirittura di possibili battaglie per la conquista di città strategiche come Saraqeb. Se i ribelli dovessero avere la meglio, potrebbero controllare le vie di comunicazione vitali, come l’autostrada che collega Aleppo a Damasco. Un esito del genere non farebbe altro che rendere la situazione ancora più tesa e difficile per molti abitanti siriani già provati da tanti anni di conflitto.
Il panorama attuale suggerisce che la Siria si sta avvicinando a uno stato di tensione permanente, nonostante la disponibilità a trovare un compromesso da parte di alcuni attori geopolitici. L’attenzione del mondo è di nuovo rivolta verso questo Paese che continua a soffrire, mentre la comunità internazionale osserva con apprensione.