Si discute spesso sulla sicurezza dei formaggi a latte crudo; arriva l’allarme dei medici: ecco i rischi.
Tanti amanti dei latticini apprezzano il formaggio stagionato. Ma il tema della sicurezza dei formaggi a latte crudo è tornato alla ribalta a seguito di recenti casi di infezione.
Un episodio in particolare che ha coinvolto un bambino in Trentino ha suscitato preoccupazioni, sollevando interrogativi circa i rischi associati a tali prodotti alimentari.
Ma quanto è fondata la paura relativa al consumo di formaggi a latte crudo? È opportuno nutrire timori nei confronti di alimenti tanto apprezzati nella tradizione culinaria?
Un esperto del settore ha risposto alle domande sollevate, chiarendo i vantaggi e i potenziali rischi di questi formaggi. Leggi per saperne e capire di più.
I rischi associati al consumo
Cristian Panarelli, tecnologo alimentare e divulgatore scientifico, ha risposto alle domande della redazione di La Cucina Italiana sull’argomento. I formaggi a latte crudo sono quelli prodotti utilizzando latte non pastorizzato, ovvero un latte che non ha subito trattamenti termici volti ad eliminare batteri e microrganismi. Tra i formaggi a latte crudo si annoverano alcune delle varietà più celebri, come il Parmigiano Reggiano, il Taleggio, il Pecorino e il Camembert.
Sebbene il consumo di formaggi a latte crudo rappresenti una tradizione consolidata, vi sono rischi connessi all’assenza di pastorizzazione. L’assenza di un trattamento termico implica che tali formaggi possano ospitare batteri patogeni come Escherichia coli, Salmonella o Listeria, i quali possono provenire dal latte impiegato o dai macchinari utilizzati nella produzione, col rischio di forti intossicazioni alimentari.
Quali prodotti scegliere?
In particolare, i bambini rappresentano un gruppo ad alto rischio a causa del loro sistema immunitario ancora in fase di sviluppo. Pertanto, le autorità sanitarie raccomandano di evitare il consumo di formaggi a latte crudo per queste categorie di persone. Un recente progetto di legge presentato alla Camera dei Deputati ha proposto l’obbligo di etichettare i formaggi freschi a latte crudo con un avviso sui rischi per la salute dei bambini di età inferiore ai dieci anni.
Non tutti i formaggi realizzati con latte crudo presentano lo stesso livello di rischio per la salute. I formaggi freschi e a pasta molle, come le robiole, sono particolarmente suscettibili alla proliferazione batterica a causa del loro elevato contenuto di acqua. Al contrario, i formaggi sottoposti a lunga stagionatura, come il Parmigiano Reggiano, sono considerati più sicuri, poiché durante il processo di stagionatura perdono gran parte dell’acqua, riducendo così il rischio di proliferazione batterica. È fondamentale sottolineare che, per normativa, i formaggi a latte crudo devono essere etichettati come tali, così come il latte non pastorizzato.