Un caso politico curioso, quello che si sta sviluppando nel cuore dell’amministrazione sarda. Una situazione che sembra davvero surreale, dove le dinamiche di potere si intrecciano in modi inaspettati. Il tutto nasce da un rapporto un po’… strano tra un assessore e il suo direttore generale. Comunicano solo tramite Pec, la Posta Elettronica Certificata, come se fosse un protocollo ufficiale impiegato in contesti altamente formali e distaccati. Una prassi assurda per due figure che dovrebbero lavorare fianco a fianco per il bene dei cittadini. Eppure, dietro a questo c’è una storia intrigante.
Il direttore generale non sembra essere esperto nel campo specifico gestito dall’assessore. Questo ha portato a due scenari… piuttosto pesanti, con errori che hanno in qualche modo influenzato negativamente i rapporti con il Ministero di riferimento. Ci si potrebbe chiedere se sia normale che un direttore generale, che in teoria dovrebbe avere competenze consolidate, possa essere così lontano dalla realtà della materia di cui si occupa. L’assessore, non potendo più tollerare la situazione, decide di affrontare la questione a muso duro, quindi si dirige dalla presidente.
La presidente, dall’altro canto, pare reagire con una certa incredulità. Non riesce a celare il suo stupore nel vedere una situazione così “piccola” giungere alla sua attenzione. Dovrebbe sicuramente mancare qualcosa in questo scenario. Se un assessore ha deciso di revocare l’incarico di un direttore generale, ci sono motivi solidi dietro questa decisione. Almeno ci si aspetterebbe che fosse così. Tuttavia, la presidente gira la questione a Cinquecaschili, che dà indicazioni chiare all’assessore: deve rassegnarsi, il DG rimane al suo posto.
A questo punto, emergono le ragioni politiche sottese a questo disguido. Si apprende che il direttore generale ha legami evidenti con il Presidente del Consiglio, un certo Comandini, che di certo non vedrebbe di buon occhio un cambio al vertice. Così, ci si ritrova in una situazione in cui un personaggio, che non eccelle nell’efficienza, diviene ancor più forte grazie a spostamenti politici strategici. La Sardegna, quindi, si trova in una situazione abbastanza critica, laddove le dinamiche di potere sembrano avere la precedenza sul merito.
La verità è che se un politico decide di intraprendere il cammino di un assessore, deve possedere non solo competenze, ma anche una determinata dose di coraggio e fermezza. È fondamentale che, riguardo agli affari del proprio assessorato, l’assessore non si circondi di scuse o indecisioni, specialmente quando si tratta di comunicare decisioni di una certa importanza. La funzione di un assessore, infatti, non ha un solo scopo: bisogna notificare le decisioni, non chiedere permesso. C’è sempre spazio per la negoziazione, ma non sulla sostanza. L’assenza di questa mentalità può condurre a una progressiva scomparsa dall’orizzonte politico, dove ci si ritrova a rivestire ruoli poco incisivi.
La situazione presenta quindi due possibilità chiare: o si agisce come un leader, mantenendo il proprio potere decisionale, o si rischia di diventare pedine in un gioco che non si controlla più. Nelle dinamiche politiche sarde, saper affrontare le reazioni e le pressioni è essenziale per mantenere un ruolo attivo e propositivo, anziché ridursi a un semplice esecutore di ordini. Un assaggio della complessità politica in corso, un tema certo da monitorare con attenzione.