In un’intervista carica di emozioni e senza filtri, la nota criminologa Roberta Bruzzone si è espressa su alcuni dei crimini più dibattuti del nostro Paese, rivelando dettagli inediti e opinioni forti. Il caso di Rosa e Olindo, la strage di Erba, continua a scatenare polemiche e divisioni tra innocentisti e colpevolisti. Bruzzone non ha paura di esprimere le sue idee, definendo questo episodio come “il più grande errore giudiziario della storia italiana”. Ma le sue dichiarazioni non si fermano qui. Scopriamo insieme le sue riflessioni sui crimini che hanno scosso l’Italia.
Nata nel 1973 a Finale Ligure, Roberta Bruzzone ha sempre avuto un forte interesse per la criminologia. Cresciuta in un ambiente familiare con un padre poliziotto, ha deciso di intraprendere un percorso accademico che l’ha portata a laurearsi in Psicologia a Torino. Ma non si è fermata qui: ha continuato a specializzarsi in psicopatologia forense e ha perfezionato le sue conoscenze negli Stati Uniti.
Oggi, Bruzzone è una figura di spicco nel panorama della criminologia italiana. È anche docente di criminologia e psicologia investigativa presso l’Università Niccolò Cusano e la Lum Jean Monet di Bari. Ma la sua carriera non si limita solo all’attività accademica. Dal 2009, è a capo della CSI Academy, un istituto da lei fondato per formare nuovi professionisti nel campo delle scienze forensi.
Inoltre, la criminologa ha trovato il tempo di coltivare passioni più leggere, come la musica. Insieme al marito, Massimo Marino, e all’amica Mara Panzieri, ha creato un gruppo rock, le Rock Riders, con l’intento di sensibilizzare contro la violenza di genere attraverso la musica. Con il brano “È troppo tardi ormai”, hanno cercato di portare un messaggio di cambiamento e prevenzione. Roberta Bruzzone è, quindi, una donna poliedrica, che combina il rigore scientifico con l’arte e l’impegno sociale, dimostrando che la vera forza si manifesta in molteplici forme.
Roberta Bruzzone è un nome che risuona in molti degli episodi più complessi della cronaca nera italiana. La criminologa ha lavorato su casi come la scomparsa di Denise Pipitone e la strage di Erba, portando alla luce elementi che, a suo avviso, sono stati trascurati. In particolare, nel caso di Sarah Scazzi, ha ricoperto il ruolo di consulente per la difesa dello zio della vittima, Michele Misseri, condannato per concorso in soppressione di cadavere. Bruzzone ha descritto questo omicidio come esemplificativo di dinamiche familiari distruttive, dove le donne sono pronte a sacrificare un membro vulnerabile per salvarsi.
Ma non è tutto qui. Il caso di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, ha colpito profondamente la criminologa. Secondo Bruzzone, Impagnatiello incarnava un narcisismo patologico, manifestando una personalità ambigua, che si nascondeva dietro una maschera, mentre la sua vera natura era ben diversa. Queste osservazioni offrono uno spaccato inquietante sulla psiche di chi commette atti così efferati, evidenziando come il narcisismo possa sfociare in violenza.
Ma non mancano le critiche. Bruzzone ha anche espresso il suo disappunto riguardo all’imitazione di Virginia Raffaele, che, a suo dire, ha ridicolizzato il suo lavoro e mancato di rispetto per le vittime, aggiungendo un ulteriore strato di complessità al dibattito su questi crimini.
Il narcisismo patologico è un tema centrale nel lavoro di Bruzzone, che ha recentemente debuttato con un nuovo format su Raiplay intitolato “Nella mente di Narciso”. Questo programma mira a esplorare e spiegare le dinamiche di questa forma di amore per sé stessi che può portare a comportamenti distruttivi e violenti. Bruzzone, con la sua energia e determinazione, si propone di sensibilizzare il pubblico sui pericoli di queste patologie, sottolineando i tratti tossici e le conseguenze devastanti che possono avere sulle vittime.
Il claim del programma, “Che cosa significa narcisista e come si comporta?”, è chiaro e incisivo: l’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza sui disturbi della personalità. Bruzzone, con il suo stile diretto e senza fronzoli, ha affermato di essere un esempio di donna consapevole di sé, che non cerca approvazione e vive al di fuori delle convenzioni sociali. La sua visione è audace e provocatoria, sfidando le norme di un patriarcato che continua a esercitare una certa influenza nella società.
In un mondo dove l’immagine conta molto, Bruzzone ha affrontato anche il tema della bellezza e del suo ruolo nel successo. Rispondendo a chi sostiene che il suo aspetto fisico abbia contribuito alla sua carriera, ha ribadito che il valore di una persona non si misura con l’aspetto, ma con le competenze e l’autenticità. La sua carica di passione e determinazione è palpabile, e rappresenta un messaggio forte per tutte le donne: la vera forza risiede nella consapevolezza di sé.