I ritrovamenti artistici possono rivelarsi una vera e propria sorpresa, soprattutto quando si tratta di opere di maestri rinomati come Donatello. Recentemente, un’importante scoperta ha fatto emergere un frammento perduto delle sue opere, offrendo un’affascinante prospettiva sul Rinascimento e sui suoi artisti. Questo articolo racconta l’incredibile storia del rinvenimento di un’opera del celebre scultore, esplorando il valore dei bozzetti e gli eventi storici che li circondano.
Nel corso del Rinascimento, i rilievi in terracotta rappresentavano per gli scultori un importante strumento di studio, una sorta di appunti visivi da cui elaborare opere più complesse. Era un periodo in cui la ricerca artistica si intrecciava con la tecnologia, e l’argilla diventava il materiale attraverso il quale le idee prendevano forma. Donatello, tra i più celebri scultori dell’epoca, utilizzava questi bozzetti come base fondamentale per le sue creazioni monumentali. La scoperta del ricercatore Marco Scansani, un giovane studioso di 32 anni, ha riportato alla luce dettagli vitali sulla pratica artistica del maestro, ponendo l’attenzione su un frammento di opera che era andato perduto per oltre un secolo. Questo pezzo, infatti, rappresenta un altro tassello nel puzzle dell’arte rinascimentale e offre spunti di riflessione su quali fossero le tecniche e i metodi utilizzati dagli artisti del tempo.
La storia della metà mancante del rilievo di Donatello inizia nel lontano 1916, quando durante i lavori di ristrutturazione della chiesa di Santo Stefano a Ferrara fu scoperta una porzione dell’opera. Una scoperta che subito solleticò l’interesse degli studiosi, portando gli esperti ad attribuirla con certezza al maestro. Tuttavia, nel 1921, il pezzo fu rubato e per decenni rimase avvolto nel mistero. La trama si infittisce quando all’inizio del 2023, Marco Scansani, impegnato in un progetto di mappatura delle terrecotte, ha rinvenuto proprio la metà mancante di quell’opera perduta in una collezione privata. Praticamente un colpo di fortuna, che riaccende l’attenzione sull’arte di Donatello e il suo legame con Ferrara, dove, è documentato, lavorò attivamente nel 1450.
Scansani ci racconta che l’opera completa raffigura il funerale della Vergine, e il pezzo ritrovato mostra la seconda metà di questo capolavoro. Questo dettaglio, unito a ulteriori scoperte nella stessa collezione, contribuisce a rivelare come i rilievi di Donatello continuino a sorprendere e incantare anche a distanza di secoli. La presenza di altre due terrecotte, ritrovate da un antenato dell’attuale proprietario, rappresentanti di evangelisti, arricchisce ulteriormente il contesto.
La datazione dell’opera in questione risale al 1450, anno in cui Donatello è attivamente documentato a Ferrara. Questo dato permette di associare il ritrovamento a un periodo cruciale per l’artista, caratterizzato da commissioni per opere grandiose ma anche da una certa tendenza a non portare a compimento certi progetti. Infatti, molte delle sue opere erano bozzetti o studi preparatori che servivano come prove per manufatti più complessi. L’interesse per questo ritrovamento è notevole pertanto, considerando che pochi di questi bozzetti sono sopravvissuti sino ai nostri giorni, costituendo un patrimonio raro e prezioso.
Nonostante alcuni aspetti rimangano poco chiari, come la destinazione finale di questi lavori, la scoperta è stata recentemente segnalata su The Burlington Magazine, una rivista specializzata, conferendo così ulteriore visibilità al lavoro di ricerca di Scansani. Donatello, come molti artisti di fama, era notoriamente affollato di commissioni, spesso da nobili come i Gonzaga e gli Este. Tuttavia, la storia accenna a un’artista che, pur ricevendo molteplici richieste, si ritrovava a lasciare incompleti alcuni lavori, come nel caso dell’arca di Sant’Anselmo per il Duomo di Mantova.
Aggiungendo ulteriori strati alla narrazione, la recente scoperta di Scansani mette in evidenza non solo il merito di Donatello come maestro, ma anche la capacità del tempo di nascondere tesori artistici che, una volta riportati alla luce, possono riaccendere l’interesse e l’entusiasmo tanto per gli studiosi quanto per gli appassionati. Questo racconto di scoperta continua a tessere la trama della storia dell’arte, dimostrando che l’eredità di Donatello non è ancora del tutto scritta.