La perdita dell’udito può nascondere l’insorgenza di una patologia ben più grave. Come fare per riconoscerla e contrastarla?
In ambito medico, con il termine presbiacusia si indica la riduzione o la totale perdita dell’udito. Si tratta di un deficit che influisce in modo profondamente negativo sulla qualità di vita del soggetto colpito. Un processo lento ma inesorabile, che si accentua con il passare del tempo.
Le persone che sviluppano questo disturbo sono gli appartenenti alla categoria degli over 65. Parliamo infatti di uno dei più comuni disagi che si presentano nell’età anziana, che genera forti disagi non solo in termini puramente uditivi.
La presbiacusia esordisce con sintomi lievi, ai quali spesso il paziente stesso tende ad attribuire poco peso. Inizialmente potrà essere accusata una fatica ad individuare solo suoni ad alta frequenza, fino ad arrivare ad una difficoltà nell’udizione dei suoni a frequenze più basse o delle semplici conversazioni a voce moderata, magari infastidite da rumori circostanti.
In un secondo momento, non è da escludere il verificarsi di acufeni o disturbi dell’equilibrio. Il quadro clinico nella sua completezza potrebbe portare il paziente ad andare incontro a gravi fenomeni depressivi fino a costringerlo all’isolamento sociale, provocando ulteriori disagi nel corso della semplice quotidianità.
La correlazione delle perdite uditive
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha indicato delle stime davvero allarmanti, secondo le quali entro i prossimi 25 anni addirittura 250 milioni di cittadini in tutto il mondo potrebbero patire perdite uditive più o meno serie. Questo vuol dire che i professionisti della medicina globale dovrebbe già cominciare a fare i conti con tale possibilità, implementando nuovi sistemi in grado di aiutare gli addetti ai lavori nelle diagnosi e nei trattamenti, considerando che potrebbero rendersi necessari anche interventi riabilitativi.
Il problema risulta maggiorato se osserviamo come numerosi studi condotti negli scorsi anni abbiano evidenziato una correlazione tra i problemi di perdita uditiva e i disordini cognitivi, come demenza senile ed alzheimer. A maggior ragione, dunque, diventa più che mai fondamentale non prendere sottogamba tale problematica ed attivarsi usufruendo di tutte le misure necessarie per tentare di riadeguare la salute uditiva.
Come intervenire concretamente?
Cercare di combattere e limitare la perdita dell’udito, come detto, produrrà benefici non solo in termini uditivi e di comunicazione, ma permetterà anche di ridurre i rischi legati allo sviluppo di alcune fra le più gravi patologie neurodegenerative. Per farlo è consigliabile avvalersi dell’aiuto di apparecchi acustici, utili a diminuire la probabilità di un declino a livello cognitivo soprattutto nei soggetti anziani. Questo sistema garantirà al soggetto colpito una riduzione dell’isolamento sociale e un miglioramento della qualità generale della vita.
La prevenzione è forse l’alleato più importante a nostra disposizione, in quanto ci permette di scoprire tempestivamente cosa sta succedendo, aiutandoci significativamente a ridurre il rischio generale, comunque molto comune a causa dell’invecchiamento fisiologico, di sviluppare malattie neurodegenerative anche particolarmente critiche.