Il carovita si fa sentire sulla spesa natalizia. I prezzi sono aumentati di molto rispetto al Natale del 2023.
Il Natale non è solo una festa religiosa o un’occasione per scambiarsi regali, ma anche un momento speciale per riunirsi con la famiglia e gli amici attorno a una tavola imbandita. Per renderlo indimenticabile è necessario organizzare una spesa accurata.
La prima fase per una spesa ben fatta è la pianificazione. Bisogna pensare al menù, considerando i gusti di tutti i commensali e le tradizioni locali. Ad esempio, in molte famiglie italiane non possono mancare i tortellini in brodo, l’arrosto e il panettone.
Una volta definito il menù, si prepara una lista dettagliata: carne, pesce, verdure, frutta, dolci, bevande e, se necessario, decorazioni per la tavola. Natale è sinonimo di eccellenza, perciò è importante scegliere prodotti di alta qualità. Però, la spesa natalizia può facilmente diventare costosa.
Un consiglio è confrontare i prezzi nei vari supermercati o mercati locali e approfittare delle offerte senza rinunciare alla qualità. Inoltre, acquistare prodotti di stagione come agrumi, castagne e cime di rapa può essere sia conveniente che sostenibile.
L’importanza della tradizione
Ogni regione italiana ha le sue peculiarità culinarie per il Natale. In Emilia-Romagna, ad esempio, i tortellini in brodo sono un must, mentre in Campania il baccalà fritto è una tradizione irrinunciabile. Inserire nel menù piatti tipici della propria terra è un modo per mantenere vive le radici culturali e rendere il pranzo ancora più significativo.
La spesa per il pranzo di Natale non è solo un compito pratico, ma può trasformarsi in un momento di condivisione. Coinvolgere la famiglia nella scelta degli ingredienti e nella preparazione dei piatti rafforza lo spirito natalizio. Perfino i più piccoli possono contribuire, aiutando a scegliere dolci o decorazioni.
Quanto ci costerà il Natale 2024
I numeri ufficiali e l’esperienza sul campo confermano che il costo della vita continua a crescere, nonostante occasionali fluttuazioni. Tra le città italiane più colpite dai rincari, Bergamo si posiziona al decimo posto: secondo l’Unione Nazionale Consumatori, che ha analizzato i dati ISTAT, il tasso d’inflazione annuo a novembre si è fermato all’1,6%, ma per una famiglia media della città questo si traduce in un aggravio di 459 euro all’anno.
Le spese aumentano, specialmente per gli alimentari destinati a pranzi e cenoni. Il rincaro coinvolge sia i prodotti dei marchi di supermercato sia quelli delle grandi aziende. Un confronto pratico con una grande catena di distribuzione mostra che la stessa spesa da 200 euro di un anno fa oggi ne richiede 210. Tra gli aumenti più significativi: il salmone affumicato (+40%), l’olio extravergine (+15,8%) e le lasagne di gastronomia (+4%). Al contrario, alcuni prodotti segnano un calo, come i vini bianchi (-3%) e il prosciutto cotto confezionato (-3,5%).