Una pratica commerciale di Poste Italiane che contravviene al Codice della concorrenza ha portato a critiche durissime dall’antitrust
Nell’ambito del diritto commerciale le pratiche commerciali scorrette, quali la pubblicità ingannevole, le clausole contrattuali abusive o i comportamenti anticoncorrenziali, arrecano danno tanto ai consumatori quanto alle imprese, generando squilibri nel mercato.
L’autorità antitrust, preposta alla tutela della concorrenza, ha un ruolo di fondamentale importanza nel prevenire e contrastare tali pratiche illecite.
Questa autorità è incaricata di esaminare fusioni aziendali, abusi di posizione dominante e cartelli che limitano la libera concorrenza. Inoltre, svolge un’attività di vigilanza volta a garantire la trasparenza e la correttezza delle informazioni fornite ai consumatori.
Le sanzioni imposte dall’autorità antitrust si pongono l’obiettivo di ripristinare un mercato equo e di dissuadere comportamenti illeciti, assicurando il rispetto del principio di libera concorrenza. Ecco quindi un caso che ha fatto parecchio discutere.
Il caso Poste Italiane
Nel settembre 2020, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto una multa di 5 milioni di euro a Poste Italiane a causa di pratiche commerciali scorrette relative al servizio di recapito delle raccomandate. L’accusa verteva sul fatto che Poste Italiane avesse promosso il servizio descrivendolo come “consegna veloce” e “certezza”, senza tuttavia garantire il rispetto di tali standard. Numerosi consumatori hanno per questo denunciato il mancato recapito delle raccomandate, con disagi evidenti per le persone con disabilità o per gli anziani, già in difficoltà durante il periodo di lockdown.
Le segnalazioni degli utenti riguardanti la non ricezione delle notifiche, in particolare la questione delle raccomandate non consegnate nonostante la presenza dei destinatari in casa, sono state considerate addirittura pratiche ingannevoli. Le conseguenze di tali disservizi hanno portato alla frustrazione i consumatori, presentando anche ripercussioni negative sul sistema giudiziario italiano. Infatti, i ritardi nelle notifiche hanno comportato la prescrizione di numerosi reati, danneggiando gravemente l’amministrazione della giustizia.
Una multa pesante
In aggiunta, l’AGCM ha osservato che la multa di 5 milioni di euro, sebbene rappresenti la sanzione massima prevista dalla legge, non risultava significativa rispetto al fatturato di Poste Italiane, il quale nel 2019 aveva registrato nei suoi bilanci pubblici un giro d’affari di 3,492 miliardi di euro. Nonostante l’emissione della sanzione, l’AGCM ha evidenziato che le sole sanzioni pecuniarie non erano adeguate a stimolare positivamente un cambiamento nelle pratiche aziendali di Poste Italiane.
In risposta alla sanzione, Poste Italiane ha dichiarato di aver intrapreso azioni correttive per migliorare il servizio di recapito delle raccomandate. L’azienda ha promesso di garantire il rispetto degli standard di velocità e certezza del servizio, affrontando i disservizi e impegnandosi ad evitare il ripetersi di situazioni analoghe in futuro. Da allora risulta che effettivamente stia adempiendo ai propri doveri, memore dei comportamenti del passato.