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Ponte sullo stretto, nuova bordata contro Salvini arriva dal CNR: tutto sospeso di nuovo?

Nuova frenata in merito alla costruzione del Ponte sullo Stretto? Il CNR ha rivelato delle fondamentali criticità che non possono essere ignorate 

La questione relativa al ponte sullo stretto di Messina è indubbiamente una delle più spinose e controverse, in termini di infrastrutture, dell’intera storia repubblicana. Il preliminare progetto ufficiale fu presentato negli anni ’70 del secolo scorso, ma dopo cinquant’anni non sono ancora stati compiuti significativi passi avanti.

Il progetto prevede l’edificazione di un ponte stradale e ferroviario che possa permettere un collegamento stabile, passando per lo Stretto di Messina, tra la penisola italiana e l’isola di Sicilia, più specificamente tra i comuni di Messina e Villa San Giovanni (Reggio Calabria), che figura ad oggi come il principale terminal di traghetti utilizzati per spostarsi da e verso la ‘Trinacria’.

Volendo snocciolare a dovere la questione, l’idea di costruire un’infrastruttura di collegamento permanente tra le due terre risale addirittura alla metà del 1800. Fu Ferdinando II di Borbone, monarca del Regno delle Due Sicilie che nel 1840 incaricò un gruppo di ingegneri ed architetti di abbozzare un progetto, poi mai perseguito a causa delle spese troppo elevate.

L’ultimo sviluppo concreto in merito all’iter è avvenuto con l’emanazione del decreto-legge n. 35/2023, attraverso cui il corrente Governo Meloni ha riavviato la procedura. Per l’edificazione dell’infrastruttura è previsto un costo complessivo superiore a 13 miliardi di euro.

I dibattiti e le criticità

Nonostante il corrente Governo abbia da sempre espresso particolare attenzione in merito alla realizzazione di questa infrastruttura, giudicandola una priorità assoluta per l’Italia, primo fra tutti l’attuale Ministro dei Trasporti, il leghista Matteo Salvini, da sempre uno dei principali promotori dell’edificazione del ponte, la tematica della costruzione continua a tenere banco. Negli scorsi anni sono stati numerosi i progetti ingegneristici presentati all’attenzione del Governo, ma ciò non è servito a stemperare il costante dibattito, che, anzi, ha provocato uno slittamento ulteriore nell’approvazione e nella definitiva costruzione del ponte, che di fatto resta ancora incompiuto.

Il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha manifestato grossi dubbi sulla sicurezza sismica dell’area in cui l’infrastruttura dovrebbe sorgere. Questo è emerso al termine di studi strettamente correlati all’aspetto geologico della zona, che hanno evidenziato la necessità di approfondire ulteriormente le caratteristiche dei fondali marini compresi tra l’isola di Sicilia e la penisola italiana. Stiamo pur sempre parlando di un’area geografica dominata dalla presenza dell’Etna, perciò spesso soggetta ad attività eruttiva e tettonica, nonché ai movimenti della crosta terrestre che con il passare del tempo stanno generando un ampliamento nella distanza tra le due vicine terre.

Scorcio dello Stretto di Messina (iStock foto) – www.quotidianoarte.it

Quanto l’attività vulcanica influirebbe sulla costruzione?

La campagna oceanografica ‘Sirene’, condotta sempre dal CNR ha inoltre rilevato la presenza di faglie attive e di una costante attività vulcanica sottomarina nei fondali del Mar Ionio meridionale, un’altra fetta di territorio le cui caratteristiche influiscono inevitabilmente sulla presenza di infrastrutture, specie se queste posano le proprie fondamenta all’interno delle masse d’acqua stesse.

Gli studi scientifici ci consegnano risultati incontestabili. Le coste si stanno allontanando sempre maggiormente e l’attività dei vulcani presenti nella zona, sia quelli emersi che i sottomarini, continua incessante. Queste sono solo alcune delle motivazioni che destano grande preoccupazione in merito all’effettiva edificazione del ponte, considerando proprio che la zona è usualmente soggetta a questo tipo di fenomeni. Ne vale veramente la pena?

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Flavio Forlini