A partire dal 1° gennaio 2025, chi ha una Partita IVA potrà finalmente beneficiare di un’importante agevolazione fiscale.
Questa misura, già esistente per le lavoratrici dipendenti, si estenderà anche alle autonome, segnando un passo significativo verso l’inclusione e il supporto delle lavoratrici nel panorama economico italiano. Analizziamo nel dettaglio cosa prevede questa novità e quali sono i requisiti necessari per accedere al bonus.
Fino ad oggi, il bonus mamma ha avuto come principale obiettivo la riduzione dei contributi previdenziali per le lavoratrici dipendenti con almeno due figli. Attualmente, per accedere al bonus, le madri devono essere assunte con un contratto a tempo indeterminato e avere almeno un figlio di età inferiore a 10 anni. La riduzione dei contributi può arrivare fino a 3.000 euro, il che rappresenta un significativo aiuto economico per le famiglie.
Per esempio, se una lavoratrice dipendente deve pagare 7.000 euro di contributi, grazie al bonus mamma, l’importo scenderebbe a 4.000 euro, permettendo così un notevole risparmio. Con l’introduzione dell’agevolazione anche per le madri in Partita IVA, si prevede che ci sarà un’ulteriore spinta per sostenere le lavoratrici autonome, spesso ritenute meno tutelate rispetto alle loro colleghe dipendenti.
Chi può beneficiare del Bonus Mamma dal 2025
Con la modifica in arrivo, il bonus sarà esteso a tutte le madri lavoratrici con Partita IVA, indipendentemente dalla loro professione. Questa decisione è stata presa per riconoscere e valorizzare il lavoro delle madri imprenditrici e libere professioniste, che spesso si trovano ad affrontare sfide uniche nella gestione della vita lavorativa e familiare.
Il provvedimento mira a garantire che le madri in Partita IVA possano godere di un sostegno concreto, simile a quello già riservato alle dipendenti. Tuttavia, ci sono ancora dettagli da chiarire riguardo alle modalità di accesso al bonus e alle eventuali documentazioni necessarie.
Per le madri con Partita IVA, i contributi previdenziali si calcolano in base al reddito dichiarato. Ad esempio, una copywriter che versa i contributi alla gestione separata dell’INPS e ha un reddito di 30.000 euro, dovrà pagare il 26,07% su questa cifra, il che equivale a 6.100 euro. Con l’applicazione del bonus, l’importo sarà ridotto di 3.000 euro, portando il totale dei contributi a 3.100 euro.
Questa riduzione è particolarmente significativa per le lavoratrici autonome, che spesso affrontano un carico fiscale maggiore rispetto ai dipendenti, rendendo la gestione della propria attività più complessa e onerosa.
Attualmente, le modalità di richiesta del bonus mamma per le partite IVA non sono ancora state ufficialmente definite. In passato, le madri lavoratrici dipendenti potevano richiedere il bonus attraverso il proprio datore di lavoro, ma per le autonome si prevede che sarà necessario presentare una domanda direttamente all’ente previdenziale competente, come l’INPS o Inarcassa.
La domanda dovrà essere corredata dalla documentazione necessaria, che dimostri il diritto all’agevolazione. Sarà compito dell’ente previdenziale verificare i requisiti e confermare l’accesso al bonus. È importante rimanere aggiornati sulle modalità di richiesta ufficiali, che saranno comunicate entro il 1° gennaio 2025.
Essendo una misura nuova per le madri in Partita IVA, è consigliabile che le interessate si rivolgano a un commercialista o a un esperto fiscale per ricevere informazioni dettagliate e aggiornate. Un professionista del settore sarà in grado di fornire indicazioni sui requisiti da soddisfare e sulla documentazione necessaria per accedere al bonus.
Inoltre, è utile tenere d’occhio eventuali cambiamenti legislativi o nuove disposizioni che potrebbero influenzare la misura. Il supporto di un esperto è cruciale per navigare nel complesso mondo delle normative fiscali e per garantire di sfruttare al meglio le opportunità di sostegno economico disponibili.