Il fenomeno social legato a Luigi Mangione sta attirando l’attenzione su di sé in maniera inaspettata e preoccupante. Dopo l’omicidio di Brian Thompson, CEO di UnitedHealthcare, il nome di Mangione, sospettato dell’atto, è emerso in un contesto del tutto singolare. I social media, in particolare, hanno amplificato un’onda di entusiasmo e celebrazione attorno alla figura di Mangione, un clima che rasenta il bizzarro. Mentre il mondo segue l’evolversi di questa drammatica vicenda, i social network si trasformano in palcoscenico per reazioni che potrebbero sorprendere anche il più scettico degli osservatori.
Brian Thompson è stato brutalmente assassinato a New York il 4 dicembre 2024, colpito da tre proiettili in piena strada, un fatto che ha scosso la comunità. La sua morte ha scatenato un mischio di emozioni, dove oltre al cordoglio ci sono state reazioni che hanno del clamoroso. La notizia ha colpito come un fulmine e le discussioni social hanno preso una piega totalmente inaspettata, con numerosi utenti che hanno identificato il killer, Luigi Mangione, come una sorta di figura controversa, quasi un “eroe” ai loro occhi. Da quel momento la narrazione è cambiata, mentre l’attenzione si focalizzava su Mangione, il suo profilo social tossico è diventato oggetto di curiosità e polemiche.
L’esplosione virale dei social
Subito dopo la notizia dell’omicidio, si è notato un picco di reazioni su Facebook, dove, ironia della sorte, l’emoji più usata era quella che rideva. Un segnale che ha fatto partire una vera e propria onda virale, particolarmente su TikTok, dove video creativi e meme hanno iniziato a diffondersi come il fuoco. È surreale osservare come un evento tragico come un assassinio possa trasformarsi in materia di intrattenimento sui social media, con canzoni blues e diversi tipi di merchandise celebrativo attorno alla figura di Mangione. Questi contenuti, fatto ancor più inquietante, sembrano sfuggire al controllo delle piattaforme che dovrebbero filtrare contenuti di questa natura.
Il profilo social di Luigi Mangione
Non sorprende che il profilo social di Luigi Mangione, identificato su X con il nickname @PepMangione, ha visto un’esplosione dei follower, superando quota 370.000. Una crescita sproporzionata, considerando la gravità delle accuse a suo carico. Il suo profilo, che era rimasto inattivo fino a poche settimane fa, presenta una varietà di contenuti che spaziano dalla salute mentale alla tecnologia. Un’altra curiosità è che, in copertina, si possono notare immagini di un Pokémon, una radiografia e una foto di lui in trekking. Questo mix eccentricamente strano non fa altro che aumentare l’aura di mistero e la curiosità della gente attorno a questa figura.
Il misterioso video di countdown
Nei giorni recenti, ha preso piede un video di countdown attribuito a Mangione, ma non tutto è come sembra. Il filmato, di circa un minuto, mostra un orologio che scorre all’indietro, con la scritta “Se vedi questo, io sono già in stato di arresto”. L’atmosfera che si crea è inquietante e avvolgente, con un finale che lascia affiorare la scritta “A presto…”. Questo video è diventato virale, alimentando ulteriormente le voci e i meme intorno a Mangione, ma le cose sono ben diverse da quello che si potrebbe pensare. Malgrado l’appeal e il clamore che il video ha generato, le autorità e YouTube hanno confermato che si tratta di un falso, pubblicato da persone che si sono travestite da Mangione. Un messaggio chiaro è giunto dall’azienda: “Abbiamo chiuso il canale in questione per aver violato le nostre norme relative all’impersonificazione”.
La storia di Luigi Mangione si inserisce così in un contesto di forte interesse mediatico, lasciando un’impronta tanto affascinante quanto inquietante su come i social network possono influenzare e plasmare la percezione pubblica, anche in occasioni drammatiche come un omicidio.