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Onere della prova, il Fisco ha sempre ragione: hai solo una possibiltà, conservali sempre

Ti ritrovi decine, forse centinaia, di cartacce, ricevute, bollette e scontrini in casa? Non sono inutili come sembrano. Dovresti conservarle per scampare alle sanzioni del Fisco

La presenza di numerose carte e documenti, spesso considerati inutili o non più necessari, è tra gli elementi che contribuiscono maggiormente alla formazione di disordine nelle nostre case. Queste pile di cianfrusaglie occupano spazi preziosi, che potremmo utilizzare per riporre o appoggiare qualcosa di realmente utile.

L’idea che verrebbe in mente a ciascuno di noi, dopo essersi assicurato di aver pagato le bollette, ricevute o raccomandate del caso, sarebbe di gettarle finalmente nella spazzatura, differenziandole opportunamente a seconda dei materiali, così da liberarsi una volta per tutte di questi infruttuosi tarli, che contribuiscono ad alimentare sporco e ad occupare cassetti e superfici.

E invece, molto spesso, la decisione all’apparenza più sconveniente e svantaggiosa, può rivelarsi fondamentale per non incorrere in riscontri ben peggiori, esattamente come in questo caso. Ecco, dunque, perché non dovresti mai sottovalutare dei pezzi di carta all’apparenza inutili.

I controlli da parte del fisco potrebbero essere sempre dietro l’angolo e poter dimostrare la presenza di tale documentazione, risulterà utile in caso di serrati controlli o richieste improvviste di ogni tipo. Dunque, faresti meglio a radunare le carte sparse per la tua abitazione all’interno di un faldone, di una scatola o di una busta, in modo da averle sempre a disposizioni per qualsiasi imprevisto.

Per quanto sarebbe opportuno conservare le bollette?

Chiariamo subito che la conservazione  è un obbligo previsto dalla legge, ma i tempi di archiviazione variano a seconda delle utenze. Ad esempio le bollette della luce emesse prima del 2018, devono essere conservate per 5 anni, mentre per le più recenti sono sufficienti 2, medesimo limite fissato anche per le bollette del gas e dell’acqua.

Lo stesso vale, ad esempio, anche per gli scontrini, il cui limite stabilito è sempre due anni. Ma come detto, sono diverse le utenze che potremmo ritrovare sul nostro tavolo di casa ed è importantissimo fare un distinguo per evitare di incappare in problematiche con il fisco. Il tempo di conservazione parte da un minimo di un anno, ma può raggiungere addirittura un massimo di venti anni.

Sacchi della spazzatura (Depositphotos foto) – www.quotidianoarte.it

Le tempistiche per gli altri documenti

Ricevute dei pagamenti delle tasse, ricevute dell’affitto, assicurazioni e multe vanno conservate per un periodo pari a 5 anni. Fatture, ricevute per le spese di ristrutturazione di un immobile e il canone televisivo, invece, per almeno 10. Il limite massimo previsto, che ammonta, appunto, a 20 anni, è riservato esclusivamente alla conservazione di documenti commerciali relativi ai beni immobili. Ma non è sufficiente la conservazione in scatole o raccoglitori; negli ultimi anni si è resa necessaria la conservazione digitale dei documenti, già obbligatoria nel settore pubblico. Si tratta di una serie di procedure che possano garantire l’autenticità e l’inalterazione sugli stessi, assicurando che siano rimasti totalmente immutati dal momento della loro emissione.

Tieni sempre a mente che, per quanto possa essere noioso ritrovarsi con pile interminabili di carte sugli scaffali di casa, le stesse rappresentino uno strumento fondamentale per tutelare i propri diritti. Si tratta, infatti, di prove inconfutabili, che ti consentiranno di dimostrare di essere perfettamente in regola e ti proteggeranno dai contenziosi. Un vero e proprio paracadute sul quale potrai sempre contare.

Published by
Flavio Forlini