Quando la storica campana della cattedrale di Notre-Dame de Paris ha cominciato a suonare di nuovo, dopo ben 2063 giorni di silenzio, il cuore di ogni presente si è riempito di emozione. Il bourdon, pesante e potente, ha riportato alla memoria epoche passate e momenti cruciali della Storia europea. Da Napoleone a eventi più recenti come la caduta del muro di Berlino, Notre-Dame ha sempre rappresentato un simbolo potente di unione e spiritualità. Nonostante i nemici della Storia – rivolte, guerre, incendi – la cattedrale è sempre rimasta in piedi, testimone di una resilienza che trascende il tempo.
L’atmosfera di ieri sera era innegabilmente solenne e festosa al tempo stesso. Grandi leader mondiali, incluse figure come Donald Trump e Volodymyr Zelensky, presentavano cumuli di aspettative e promesse. Celebrità e rappresentanti delle istituzioni, come il presidente Macron e vari membri delle famiglie reali, hanno dato vita a un evento con un’importanza molto oltre il semplice restauro di un edificio. Era l’incarnazione di una nuova era, una celebrazione della cultura e dell’identità europea, non solo francese. Gli ospiti erano consapevoli che stavano vivendo un momento unico, un vero e proprio turning point per Parigi e per il continente intero. Parole scritte da Victor Hugo nel 1831 rimbombavano nella mente: “Tutti gli occhi si levarono verso l’alto della chiesa. Quello che vedevano era straordinario.” E in effetti, ciò che è stato osservato era assolutamente magniloquente.
Con un cielo nuvoloso e un leggero vento, quelle che hanno attorniato il sagrato erano figure di prim’ordine, visibilmente emozionate e soggette alla potenza dell’evento. Macron, insieme alla moglie Brigitte e alla sindaca di Parigi Anne Hidalgo, ha vissuto un attimo di pura intensità. Alle 19 e 20, l’arcivescovo di Parigi, monsignor Lauren Ulrich, ha colpito tre volte i battenti con il bastone pastorale. La porta si è aperta, liberando un flusso energico di musica e di vita. Il coro ha riempito l’aria con melodie che sembravano palpabilizzare l’atmosfera, mentre la bellezza gotica di Notre-Dame ha riacquistato il suo splendore.
Sotto le arcate altissime, illuminate da mille luci Led, si è formata una folla emozionata e compatta, in pieno “choc di speranza” come evidenziato dallo stesso Macron. Il presidente ha sottolineato il grande successo ottenuto, tanto per l’azione rapida quanto per il parterre internazionale che ha risposto al suo invito. Non si può negare che l’incontro tra Trump e Zelensky possa donare nuove prospettive di pace. Macron, sotto pressione, ha saputo navigare questa tempesta, vantando un discorso che ha celebrato i lavori compiuti da artigiani e operai. Nostalgia e orgoglio si mescolavano in un abbraccio emozionante.
All’esterno, le gargouilles, creature mitologiche e di folklore medievale, vigilano dall’alto. Sono sempre là, pronte a sorvegliare il frenetico andirivieni dei mortali. Rappresentano il male e i pericoli che incombono, mentre dentro, la magnificenza dei santi, degli angeli e della Vergine simboleggia tutto ciò che è buono e puro. Quella dinamica, familiari a chi ha varcato la soglia della cattedrale, è la medesima dal lontano 1200. A rimanere nella memoria di tutti, però, è anche l’unico segno visibile dell’incendio: la statua della Pietà, con quel minuscolo cumulo di polvere di piombo stretto nella mano del Cristo morente – un monito e un simbolo di rinascita.
La celebrazione della rinascita di Notre-Dame non è solo un omaggio al suo passato, ma anche un messaggio forte e chiaro per il futuro. Un ritorno alla vita che abbraccia la cultura, la fede e la resilienza che caratterizzano il popolo francese e europeo intero.