Un lavoratore trema quando non riceve il proprio stipendio. Questa piaga richiede l’intervento dell’INPS, che va contattato subito.
L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, questo dice la Costituzione. Tali parole non potrebbero essere più vere e risuonanti; il lavoro, inteso come opera dell’intelletto e della manualità umana, arricchisce e valorizza la persona.
Il lavoro è un ambito sempre in movimento. Con l’avvento delle nuove professioni digitali, si è pertanto ridefinita la necessità di stabilire parametri per mestieri che richiedono know how informatico ben prima che soft skills.
Il lavoro è anche una dimensione di continui dibattiti e discussioni, soprattutto in termini di legalità e salari, questioni sfortunatamente ancora troppo aperte in Italia.
Può quindi succedere che non si riceva il proprio stipendio in tempo. Che uno sia autonomo o dipendente, il sentore di fragilità e insicurezza possono veramente tediare la persona, che rischia di non poter programmare le proprie spese necessarie.
La questione del ritardo nei pagamenti
Il mancato pagamento delle retribuzioni costituisce una problematica di notevole rilevanza per i lavoratori, in particolare durante periodi di crisi economica che mettono a dura prova la stabilità delle imprese. Tale fenomeno può derivare da molteplici fattori, tra cui la cattiva gestione aziendale, il calo dei ricavi o le difficoltà di un determinato settore.
Un primo passo da intraprendere in caso di stipendio non corrisposto è quello di rivolgersi al datore di lavoro, al fine di comprendere se le difficoltà siano di natura temporanea e risolvibili. Qualora tale approccio non conduca a risultati soddisfacenti, è possibile rivolgersi agli ispettorati del lavoro o ai sindacati. Tra le ulteriori opzioni legali disponibili vi è la facoltà di presentare dimissioni per giusta causa dopo un ritardo di almeno due mesi, il che consente l’accesso alla NASPI e al Trattamento di Fine Rapporto in caso di eventuale fallimento aziendale.
Come rivolgersi all’INPS
In alternativa, è possibile consultare un legale per richiedere un decreto ingiuntivo, che obbliga l’azienda al pagamento del debito. Qualora il datore di lavoro non provveda all’adempimento, il lavoratore ha la facoltà di avviare il pignoramento dei beni aziendali o addirittura richiedere la liquidazione giudiziale dell’azienda. Questa procedura, introdotta dal nuovo Codice della crisi d’impresa, sostituisce il fallimento e permette una gestione dei beni dell’impresa finalizzata alla soddisfazione dei creditori, inclusi i lavoratori.
In contesti di grave crisi, il Fondo di Garanzia dell’INPS rappresenta infine una valida soluzione, assicurando il pagamento del TFR e delle ultime tre mensilità spettanti ai dipendenti. Nel caso in cui l’impresa continui la sua attività, il rapporto di lavoro viene temporaneamente trasferito al curatore, il quale è incaricato anche della corresponsione degli stipendi.