Ursula von der Leyen ha lanciato un’importante iniziativa per il futuro della cooperazione internazionale, con la firma del nuovo accordo di libero scambio con il Mercosur. Questo evento, avvenuto il 7 Dicembre 2024, potrebbe cambiare la dinamica dei rapporti commerciali tra l’Unione Europea e i paesi del Sud America, ma non senza sollevare interrogativi e resistenze interne. Scopriamo insieme i dettagli di questa giornata che segnerà la storia delle politiche commerciali europee.
Sabato 7 Dicembre è stata definita una “giornata storica” per l’Unione Europea. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha firmato il tanto atteso accordo di libero scambio tra l’UE e il Mercosur, che riunisce Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. Si tratta di un risultato ambizioso, frutto di quasi venticinque anni di trattative che finalmente si sono concretizzate, creando un’area di libero scambio vastissima. Questo accordo potenzialmente potrebbe coinvolgere ben settecento milioni di persone e rappresenta circa il 25% del PIL globale. Tali cifre testimoniano la rilevanza economica di questa intesa, ma l’accordo non è esente da critiche.
Von der Leyen non ha nascosto il suo entusiasmo indicando che questo accordo è “vantaggioso per entrambe le parti”. Questa dichiarazione è stata condivisa con grande fervore dai leader sudamericani presenti, tra cui il presidente del Brasile, Luiz Ignacio Lula, e il presidente del Paraguay. Ma cosa si cela dietro a questa ambizione? In un contesto mondiale sempre più conflittuale, l’accordo punta a dimostrare tangibilmente che le democrazie possono collaborare efficacemente tra loro. Tuttavia, i dettagli sono fondamentali. Soprattutto in un momento cruciale come questo, a un mese dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, che ha già manifestato la sua avversione per questi tipi di intese commerciali. Sarà ora essenziale che il nuovo accordo venga ratificato da ogni Stato membro dell’Unione Europea, un processo la cui riuscita non è così scontata.
Le resistenze interne all’Unione Europea
Nonostante la festa di Utrecht per la firma dell’accordo, le reazioni non sono tutte positive. La Francia, ad esempio, si è già posta in trincea con il ministro al Commercio estero, Sophie Primas, che ha dichiarato in modo netto che il governo francese non firmerà il rapporto, considerandolo un tentativo che impegna solo la Commissione e non gli Stati membri. Questa posizione ha suscitato un’ondata di preoccupazione in tutto il continente. Altri Paesi come Polonia e Austria hanno alzato la loro voce contro l’accordo, mentre Irlanda e Olanda sembrano pronte a seguire la stessa linea.
Anche l’Italia, con il governo di Giorgia Meloni, ha manifestato il suo scetticismo. Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, ha espresso riserve, evidenziando la necessità di garanzie sulle misure di reciprocità e sulla protezione dei prodotti agricoli. Questo clima di diffidenza, rincarato dalle critiche espresse da varie associazioni di categoria italiane che temono danni irreparabili per il settore agroalimentare, mette a rischio la tenuta dell’accordo.
Nonostante ciò, le posizioni non sono completamente unite. Forza Italia, con Antonio Tajani in prima fila, esprime cautela ma non chiusura totale all’idea di apertura commerciale, già ben al corrente delle potenzialità di questo accordo. Tuttavia, Lega e Fratelli d’Italia rimangono severi oppositori dell’intesa, un sentimento ampiamente condiviso anche da altre associazioni, come Coldiretti e Confagricoltura, evidenziando una frattura profonda all’interno dell’importante arena politica europea.
Il futuro dell’accordo e le sue complessità
La questione che ora si pone è come procederà l’Unione Europea riguardo alla ratifica dell’accordo. Il processo di approvazione potrebbe seguire due strade distinte. La prima opzione è quella di un “accordo misto”, che richiederebbe l’approvazione di tutti i 27 Stati membri, rendendo di fatto la ratifica assai complicata, se non impossibile. L’altra possibilità è quella di seguire la procedura ordinaria, una scelta che, sebbene più snella, può comunque essere ostacolata da una minoranza di blocco, con la Francia che potrebbe esercitarla.
In entrambi i casi, il parere del Parlamento europeo sarà vitale e il contesto politico attuale, fratturato e variegato, presenta sfide considerevoli. Le divisioni interne tra i gruppi politici in Parlamento possono mettere a rischio l’intero accordo, esemplificato dal no dei verdi e dalle posizioni contraddittorie emerse negli altri gruppi. Sarà quindi cruciale prestare attenzione a come si muoverà la Commissione, sotto la guida di von der Leyen, che sembra determinata a mantenere un piglio forte e assertivo, come ha dimostrato recentemente nella disputa sugli dazi contro le auto elettriche provenienti dalla Cina.
Il contesto si fa quindi sempre più complesso, e il destino di quest’accordo, che ha motivi di grande speranza ma anche di sostanziali preoccupazioni, resta tuttora in fase di evoluzione. Le prossime settimane e mesi saranno decisivi per il futuro di questo partenariato economico tra Europa e Sud America, e per il significato che avrà nel panorama globale.