Maria Nadia Covini ha appena pubblicato il suo nuovo libro, “Ludovico Maria Sforza”, edito da Salerno Editrice, e già suscita grande curiosità e interesse. Questo saggio rappresenta una chiave di accesso al fascinoso mondo del Rinascimento lombardo e dell’illustre duca di Milano, noto come Il Moro. Scopriamo insieme le pagine di un’opera che riempie un vuoto significativo nella storiografia sia italiana che internazionale.
Ludovico Maria Sforza, sesto duca di Milano, è immortalato nella Pala Sforzesca, un’opera straordinaria custodita alla Pinacoteca di Brera. La scena ritrae Il Moro con grande ricchezza di dettagli; egli è rappresentato accanto alla Vergine col Bambino e sotto lo sguardo protettivo di Sant’Ambrogio, figura chiave della storia milanese. Nato nel 1452, Ludovico, con la sua carnagione olivastra e i lunghi capelli scuri, si guadagna il soprannome di ‘Il Moro’. La sua esistenza è costellata di eventi che lo portarono a diventare un protagonista assoluto del suo tempo. Tra intrighi e rivalità, Ludovico riesce a emergere e a costruire una corte che richiama artisti e intellettuali, formando un ambiente culturale vibrante e ricco.
Maria Nadia Covini, nel suo libro, scava a fondo nella biografia di questo personaggio così complesso. Con un trattamento d’eccezione, l’autrice riesce a dare nuova vita a momenti storici spesso trascurati dalla narrativa corrente. Pur essendo nato in una posizione apparentemente defilata, il Moro ha saputo conquistare il potere, superando avversità e inganni. La narrazione di Covini illumina il lettore su vari aspetti della vita e dell’opera di Ludovico, compresi i misteri e le ombre che aleggiavano attorno alla sua ascesa.
La Milano del Rinascimento, sotto la guida di Ludovico, diventa un centro pulsante di cultura e innovazione. La corte sforzesca è infatti un punto d’incontro per elementi di spicco del panorama artistico, come Leonardo da Vinci e Donato Bramante. Conosciuto per la sua creatività senza pari, Leonardo si presentò alla corte milanese con una lista di abilità eccezionali, spaziando dalla pittura alla progettazione di macchine belliche. La celebre opera che il duca commissionò fu l’Ultima Cena, un capolavoro ancora oggi ammirato in tutto il mondo.
Covini racconta aneddoti affascinanti riguardo al processo creativo di Leonardo; spesso lo descrive mentre si allontana dai lavori, distratto dalle bellezze naturali e dalle fantasie che popolano la sua mente. La figura di Bramante, con i suoi progetti architettonici, è anch’essa centrale nella Milano di Ludovico. La ricostruzione della chiesa di San Satiro e il restauro di altre opere architettoniche arricchiscono il patrimonio culturale milanese, testimoniando l’importanza degli artisti in quella che è stata una stagione storica senza pari.
Ma, sfortunatamente, la vita di Ludovico Maria Sforza non fu priva di avversità. Infatti, oltre ai successi, ci furono anche insidie e rivalità che misero alla prova la sua leadership. Ludovico si trovò a dover affrontare Luigi XII, divenuto re di Francia, il quale rappresentava una delle minacce più temibili per il suo governo. Le ambizioni di conquista di Luigi culminarono nel conflitto di Novara del 1495, segnando l’inizio di un periodo di grande instabilità per il duca.
La mortalità di Ludovico avvenne in circostanze che non si possono dimenticare: il sospetto che il giovane duca e nipote morisse avvelenato alimenta sempre più le teorie degli storici. Questo tema, che Covini esplora nel suo saggio, getta un’ombra inquietante sulla natura del potere. La narrazione si arricchisce, quindi, di sfumature che rendono ogni lettura di quest’opera un viaggio nella complessità delle relazioni politiche dell’epoca.
La vita di Ludovico fu caratterizzata da un misto di genialità e di tragedie. Il suo sogno di una Milano florente continuò a far eco nei secoli. Le eredità artistiche e culturali che ha lasciato rappresentano un vero e proprio tesoro per l’umanità. Con “Ludovico Maria Sforza”, Maria Nadia Covini offre uno spaccato straordinario di un’epoca e di un uomo che, pur fra mille difficoltà, è riuscito a lasciare il segno nella storia.