
Papa Francesco è morto, ecco di cosa soffriva il Pontefice (Foto IG @stefaniapezzopane - quotidianoarte.it)
Papa Francesco è morto. Dietro la sua scomparsa un lungo cammino segnato da problemi di salute che ha affrontato sempre con forza.
La morte di Papa Francesco, avvenuta oggi nella sua residenza di Casa Santa Marta alle 7:35, chiude una delle pagine più significative della storia recente della Chiesa cattolica. Ma oltre al pontificato innovativo, vicino ai poveri e attento ai temi sociali e ambientali, Jorge Mario Bergoglio ha vissuto anche un percorso personale complesso.
Il Pontefice era segnato da una serie di patologie importanti che, soprattutto negli ultimi anni, hanno messo a dura prova il suo corpo. Da tempo costretto sulla sedie a rotelle e poi quei problemi alle vie respiratorie che si portava dietro fin da giovane.
Papa Francesco ecco di cosa soffriva
Fin da giovane, infatti, Papa Francesco ha dovuto convivere con la fragilità fisica. A soli vent’anni, a causa di una grave infezione respiratoria, gli fu asportato il lobo superiore del polmone destro. Un’operazione invasiva che, per molti, avrebbe potuto pregiudicare qualsiasi attività futura. Ma lui no. Lui ha proseguito il suo cammino, con la determinazione di chi non si lascia definire dalla propria condizione clinica. Quel polmone mancante è stato sempre parte della sua narrazione, mai nascosta, eppure mai utilizzata come scusa per tirarsi indietro.
Negli ultimi anni, però, la situazione si era complicata. Il Papa soffriva di una bronchite asmatica cronica, che si è intensificata col passare del tempo. Questo disturbo, già debilitante di per sé, si è aggravato a febbraio 2025, quando il Pontefice è stato colpito da una polmonite bilaterale, costringendolo a un ricovero ospedaliero durato oltre un mese.

La convalescenza, lunga e faticosa, non è bastata a fargli recuperare completamente le forze. I suoi collaboratori più stretti raccontavano di una stanchezza crescente, di fiato corto e momenti in cui il respiro diventava faticoso anche solo per pochi minuti di cammino.
A rendere ancora più difficili i suoi spostamenti era da tempo presente anche una gonalgia, ovvero un dolore articolare al ginocchio destro, che lo aveva costretto negli ultimi anni a muoversi quasi esclusivamente in sedia a rotelle. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo: il Papa, con la sua tonaca bianca e lo sguardo mite, spinto da un assistente, ma sempre sorridente, sempre presente. Mai assente nei momenti cruciali. Anche quando il dolore si faceva sentire, lui non mancava di affacciarsi alla finestra del Palazzo Apostolico per pregare con i fedeli o per lanciare messaggi di pace.
Senza ombra di dubbio, Papa Francesco ha incarnato un’idea di spiritualità umana, imperfetta ma forte, quella che non nega il dolore, ma lo attraversa con dignità. La sua morte, avvenuta dopo mesi di sofferenze e un declino fisico che non è riuscito a spegnere la sua lucidità intellettuale, lascia un vuoto profondo. Non solo nella Chiesa, ma in chiunque abbia visto in lui una guida sobria, vicina alla gente, e incredibilmente resistente.
Se ne va un uomo che ha affrontato la malattia non con clamore, ma con sobrietà. Un uomo che ha saputo parlare al mondo anche attraverso la sua fragilità, trasformandola in un messaggio di forza e speranza. Papa Francesco mancherà di certo a tutti noi.