La Biennale d’Arte di Venezia ha da poco una nuova figura alla sua guida, e quest’ultima ha dato vita a un’intervista diffusa ricca di contenuti e spunti di riflessione. La direttrice, con un background che abbraccia diversi continenti, ci racconta delle sue esperienze di vita che hanno modellato il suo modo di percepire l’arte. Dalla migrazione a temi importanti come l’identità, l’apertura verso il mondo e la continua evoluzione dell’arte stessa, questo dialogo offre un affresco vibrante e stimolante sul futuro della Biennale e sull’arte contemporanea.
Attingere dalla migrazione: un viaggio tra continenti
Parlando di migrazione non si può trascurare il percorso che ha contraddistinto la vita della direttrice, iniziato in Camerun. La sua infanzia e i primi anni di vita sono stati influenzati dalle tradizioni locali, un legame che porta in sé una ricchezza culturale straordinaria. Aggiungendo a questo, l’arrivo in Svizzera ha segnato un cambiamento profondo, in cui la direttrice ha avuto modo di confrontarsi con culture diverse e realtà differenti. Ma, anzi, pur in un contesto avanzato, si è sentita sopraffatta dalla saturazione e dall’assenza di stimoli autentici.
Questo non è solo un racconto di cambiamenti, bensì un’analisi ben più profonda sulla ricerca di un’esistenza migliore e il desiderio di creare connessioni umane. La saturazione, come ben evidenziato, ha una rilevanza centrale, mostra come i grattacieli di una grande città possano far sentire piccole le persone, che trovano difficoltà a inserire la propria anima in un contesto tanto vasto. Il suo ritorno in Africa rappresenta quindi non solo un ritorno fisico, ma anche una necessità di raccogliere ciò che è autentico e vero per lei.
L’arte come estensione della vita: un nuovo sguardo
Nel raccontare la propria interpretazione del mondo dell’arte, la direttrice sottolinea che per lei l’arte è, e deve essere, una forma di vita. Non è solo un’espressione estetica, ma qualcosa di dinamico e che evolve continuamente. “La vita è movimento di persone, idee”, dice con convinzione. Richiama l’idea che l’arte deve abbracciare il cambiamento, integrando nuove visioni e stimoli, per restare vitale e pertinente nel contesto attuale, per non rimanere confinata a sterili pratiche del passato.
La migrazione, con tutti i suoi risvolti, gioca un ruolo fondamentale in questo discorso. Perché è attraverso l’incontro tra culture, esperienze e tradizioni diverse che si può raggiungere una nuova dimensione dell’arte. Non a caso, l’intento della direttrice sarà quello di incoraggiare un dialogo vivace e aperto all’interno della Biennale. Vede l’arte come una piattaforma, un palcoscenico per il confronto, per la narrazione di storie dimenticate o nuove, capace di riflettere su questioni sociali scottanti come le migrazioni stesse.
Un futuro di inclusione e partecipazione
A un certo punto, la conversazione si sposta sulla direzione che la Biennale prenderà sotto la direzione di questa nuova leader. La visione prospettica è chiara: si intende sviluppare un’idea di arte che sia inclusiva e partecipativa. L’impatto che l’arte può avere sulla società è indiscutibile e la direttrice ha in mente di utilizzare la Biennale come spazio di incontro, un contesto dove le diverse voci e storie possano emergere.
Si fa riferimento a varie iniziative che potrebbero essere messe in atto, come allestimenti e progetti interattivi che coinvolgano il pubblico. Non si tratta solo di osservare passivamente, ma di essere parte attiva di un processo creativo. Inoltre, l’intenzione è quella di attrarre artisti da contesti diversi, creando così un mosaico che rappresenti una pluralità di voci.
In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, l’arte è l’elemento che può fungere da catalizzatore per un dialogo interculturale. Non dimenticando il potere che ha la creatività nel sfidare le convenzioni e le narrazioni dominanti, la direttrice si propone di rendere la Biennale un luogo dove poter esplorare nuove possibilità e idee, un laboratorio di esperimento artistico e sociale.
L’arte, quindi, è più di un semplice riflesso della realtà; è una forza che può plasmare il futuro, e sotto la guida di questa nuova e appassionata direttrice, la Biennale d’Arte potrebbe divenire un faro di speranza e innovazione nel panorama culturale mondiale.