Diego Marcon torna sul grande schermo con una nuova opera che promette di incantare e stimolare la riflessione. Il suo ultimo lavoro, intitolato “La Gola”, rappresenta un’affascinante esplorazione dei rapporti umani attraverso un originale scambio epistolare tra due protagonisti, Gianni e Rossana. I personaggi, incarnati da bambole iperrealistiche dotate di animate espressioni digitali, immersi in ambienti surreali, pongono interrogativi profondi sul tema della comunicazione e sulla percezione della realtà. La proiezione è prevista per il 15 novembre per il festival Lo Schermo dell’Arte, un’occasione da non perdere per appassionati e curiosi.
“La Gola” si presenta come un melodramma epistolare in cui i due personaggi principali, Gianni e Rossana, si scambiano lettere, creando un dialogo profondo ma disturbato. Gianni, con una narrazione ricca di dettagli, racconta a Rossana la cena preparata dal suo amico cuoco Baptiste, evidenziando le varie portate con una cura quasi maniacale. D’altra parte, Rossana rivela la sua realtà interiore, con un focus angosciante e ossessivo sulla malattia della madre, costringendo lo spettatore a riflettere sulla fragilità della vita e sui rapporti familiari.
Nel loro scambio, l’incomunicabilità tra i due protagonisti emerge con chiarezza, mettendo in luce un divario emotivo incolmabile. Mentre Gianni si concentra su esperienze apparentemente gioiose e alimentari, Rossana è intrappolata in una spirale di preoccupazione e disperazione. Questo contrasto tra i temi leggeri e pesanti amplifica l’ineffabilità dell’interazione umana e mostra come, a volte, le parole non bastano per colmare le distanze che separano le persone. Gli sfondi, sempre più astratti, contribuiscono a creare un’atmosfera inquietante che accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo, alternando situazioni quasi surreali a momenti autentici di vita.
Un elemento chiave di “La Gola” è certamente la colonna sonora, realizzata da Federico Chiari e suonata all’organo del Duomo di Bergamo. La musica non è solo un accompagnamento, ma diventa un vero e proprio protagonista, potenziando la tensione narrativa di tutto il film. Le sonorità creano un’atmosfera carica di emozioni, trasportando il pubblico in un altalenante stato d’animo che si muove tra la malinconia e l’incredulità. La scelta di utilizzare strumenti tradizionali come l’organo conferisce una profondità storica e culturale all’opera, permettendo di esplorare non solo i temi trattati, ma anche la psicologia dei personaggi.
L’uso di musiche che evocano sentimenti complessi e opposti offre agli spettatori un affascinante contrasto rispetto ai colori e agli elementi visivi. L’armonia tra immagini e suoni sollecita pertanto una riflessione critica sull’umanità stessa, costringendo il pubblico a confrontarsi con le proprie esperienze quotidiane. Questa fusione di elementi crea una trama che va oltre la semplice osservazione; il film invita a una connessione emotiva profonda, lasciando una sensazione di inquietudine e introspezione.
Il festival Lo Schermo dell’Arte ha già visto la partecipazione di Diego Marcon in diverse occasioni ed è, per lui, un momento significativo. Nello specifico, Marcon ha riferito che il suo primo incontro con il festival risale al 2014, quando partecipava al progetto VISIO. Da quel momento, ha continuato a tornare, presentando film e instaurando legami con altri artisti e cineasti. Il festival rappresenta un ambiente accogliente, progettato per coloro che amano il cinema; qui si crea una comunità di artisti e appassionati, un aspetto che Marcon considera di grande valore.
A proposito degli artisti presenti e delle atmosfere che si respira, Marcon sottolinea come questa informalità favorisca una condivisione autentica delle esperienze. Il suo lavoro “La Gola”, che amalgama tecnologia, arte visiva e narrazione, si inserisce in un contesto culturale di grande richiamo, dove le opere non solo intrattengono ma danno anche voce a considerazioni più profonde sul mondo contemporaneo.
Con un occhio rivolto al futuro, Diego Marcon non si ferma e anticipa un nuovo progetto: un musical intitolato “Krapfen”. Questo film, che sarà presentato nel prossimo autunno, promette di essere un’ulteriore esplorazione delle dinamiche umane attraverso un formato diverso. Marcon continua a cercare nuovi spunti e modi di esprimere la propria creatività, sempre in equilibrio tra innovazione e tradizione, cosa che rende il suo lavoro così affascinante per il pubblico.
Ogni nuovo progetto di Diego Marcon diventa quindi un appuntamento da segnare in agenda, non solo per gli appassionati di cinema, ma per chiunque sia interessato a scoprire l’arte in continua evoluzione e le sue complessità intriganti. Con un’intensa preparazione e una visione artistica chiara, Marcon si appresta a lasciare un segno nel panorama culturale contemporaneo.