Oggi è un giorno cruciale per la Romania, in quanto i cittadini sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente. Il mandato del presidente uscente, Klaus Iohannis, un liberale che ha guidato la nazione per due mandati quinquennali, giunge al termine. Per legge, non può ripresentarsi, così il panorama politico si apre a nuove possibilità e sfide. Con ben 14 candidati in corsa, si prevede un grande fermento elettorale e il risultato non è così chiaro.
Le elezioni romene di oggi si presentano come un evento denso di tensione e incertezza, con sondaggi che indicano come sia improbabile che uno dei candidati riesca a ottenere oltre il 50% delle preferenze al primo turno. È emerso, infatti, che se nessun candidato supererà questo importante traguardo, si dovrà aspettare il ballottaggio fissato per l’8 dicembre. Questo scenario pone una luce particolare sulle strategia dei vari contendenti. Quest’anno non ci sono grandi favoriti, ma i più accreditati, secondo i sondaggi, sono Marcel Ciolacu, attuale premier e rappresentante del Partito Socialdemocratico, e George Simion, leader del partito di estrema destra Alleanza per l’Unione dei Romeni.
Ciolacu ha dei vantaggi notevoli, nonostante gli scossoni dovuti ai casi di corruzione che hanno interessato il suo partito. Le stime danno il premier attorno al 24%-25% di consensi, mentre Simion, con una crescente popolarità, sarebbe attorno al 15%-18%. È interessante notare come Simion abbia dichiarato di identificarsi con posizioni simili a quelle di leader internazionali come Donald Trump e Giorgia Meloni. Dall’altra parte, esponenti come l’ex premier Nicolae Ciuca e la conservatrice Elena Lasconi lottano con percentuali più basse, ma non si possono escludere colpi di scena in questo frangente competitivo.
Nel mix dei candidati troviamo anche Mircea Geoana, un ex ministro degli esteri e ambasciatore presso gli Stati Uniti. Si presenta come indipendente e ha sottolineato durante la campagna la rilevanza della sua esperienza internazionale. La Romania riveste un’importanza strategica sulla scacchiera geopolitica, specialmente considerando il conflitto in corso tra Russia e Ucraina. Questo elemento potrebbe giocare un ruolo decisivo nel modo in cui i cittadini percepiscono i vari candidati. Il paese è membro della NATO e dell’Unione Europea dal 2007 insieme alla Bulgaria.
C’è un’attenzione particolare verso l’eventuale ingresso della Romania e della Bulgaria nello spazio Schengen, una questione di grande rilevanza per i due Paesi balcanici. La recente rimozione del veto da parte dell’Austria ha riacceso le speranze per l’adesione, e i cittadini sperano che dopo vari tentativi, questa volta si possa concretizzare.
Oltre al voto domestico, un altro aspetto interessante di queste elezioni è la partecipazione dei cittadini romeni residenti all’estero. Già a partire da venerdì scorso, chi vive all’estero ha iniziato a votare per le presidenziali. Infatti, l’Italia, dove si trova una numerosa comunità romena, ha visto l’allestimento di ben 157 seggi elettorali. Questo non solo rende il processo elettorale più inclusivo ma sottolinea anche l’importanza della diaspora romena nel contesto politico attuale. I seggi elettorali sono stati aperti alle 7 locali e chiuderanno alle 22 , rendendo così il processo di voto accessibile a molti.
Il rischio di un’alta affluenza alle urne potrebbe influenzare i risultati e il futuro orientamento politico del Paese. Questa giornata elettorale, quindi, non è solo un momento di scelta per i romeni, ma anche un’opportunità di espressione. I primi risultati sono attesi in serata, e la Romania attende con ansia di scoprire quale sarà la direzione futura del proprio governo e, in particolare, della sua presenza sulla scena internazionale.