Cosa sapere sul rimborso dell’Imu. Tanti non sanno come fare e perdono tanti soldi di cui hanno pienamente diritto
L’Imposta Municipale Unica (Imu) è un tributo che grava sui proprietari di immobili, ma non tutti i pagamenti effettuati sono sempre corretti e definitivi. In alcune situazioni, i contribuenti possono trovarsi nella condizione di aver versato somme in eccesso o non dovute. In questi casi, è possibile richiedere un rimborso. Ma come funziona esattamente la procedura di rimborso dell’Imu? E quali sono i casi in cui si ha diritto a questa restituzione? Scopriamolo insieme.
Il rimborso dell’Imu è un diritto importante per i contribuenti che hanno versato somme non dovute. Tuttavia, è fondamentale agire con tempestività e precisione, seguendo attentamente la procedura prevista. In caso di dubbi o difficoltà, è sempre consigliabile consultare un professionista o rivolgersi direttamente agli uffici competenti del Comune per ricevere assistenza.
Quando è possibile chiedere il rimborso dell’Imu
Il rimborso dell’Imu può essere richiesto in diverse circostanze. Un caso comune è quello degli errori di calcolo. In un sistema complesso come quello fiscale italiano, è facile sbagliarsi nei calcoli o interpretare in maniera errata le normative vigenti. Un altro caso è quello delle modifiche retroattive della normativa, che possono portare alcuni contribuenti a versare importi non dovuti.
Inoltre, recentemente, la normativa ha affrontato il caso degli immobili occupati abusivamente. La Legge di Bilancio 2022 ha stabilito che i proprietari di immobili non utilizzati o non disponibili a causa di occupazione abusiva possono ottenere il rimborso dell’Imu versata. Questo diritto è stato ulteriormente confermato da una sentenza della Corte Costituzionale del 18 aprile 2024, che ha sancito il diritto retroattivo al rimborso per tali situazioni, applicabile a partire dagli anni precedenti al 2023.
L’Imu è dovuta principalmente dai proprietari di immobili, ma anche da coloro che detengono diritti reali sugli stessi, come l’uso, l’abitazione, l’enfiteusi o la superficie. Anche i genitori assegnatari della casa familiare o i concessionari di aree demaniali sono tenuti al versamento. Tuttavia, ci sono eccezioni significative: le abitazioni principali, ad eccezione di quelle di lusso, sono generalmente esenti dall’Imu.
Per quanto riguarda il rimborso, tutti i contribuenti che rientrano nelle categorie sopracitate e che si trovano a fronteggiare una delle situazioni precedentemente descritte possono presentare una richiesta di rimborso.
La procedura per richiedere il rimborso è chiara ma richiede attenzione ai dettagli. Innanzitutto, è cruciale accertare l’errore di calcolo o la condizione di esenzione. Una volta verificato l’errore, il contribuente deve compilare un modulo disponibile presso il Comune di riferimento, oppure redigere una richiesta in carta libera. Nella domanda devono essere inseriti i dati del richiedente, le annualità interessate, l’importo erroneo versato, le quietanze di pagamento e la causale del rimborso.
Inoltre, è importante specificare la modalità di rimborso preferita, come bonifico bancario o assegno. La richiesta deve essere presentata entro cinque anni dal pagamento dell’imposta o dal momento in cui si acquisisce il diritto al rimborso.
Una volta presentata la richiesta, il Comune ha un termine di 180 giorni per rispondere. Questo periodo inizia dal momento dell’accettazione dell’istanza. Se il Comune non risponde entro questo termine, il contribuente può inoltrare un sollecito.
Durante il processo, l’amministrazione comunale può richiedere ulteriori informazioni o documenti per verificare la legittimità della richiesta. Dopo aver esaminato tutti i documenti, il Comune procederà con il rimborso, utilizzando il metodo di pagamento indicato dal contribuente.