Il nuovo evento artistico dal titolo “Il tempo del Futurismo” farà il suo debutto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma il 2 dicembre, in concomitanza con l’ottantesimo anniversario della scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, figura centrale del movimento futurista. Questa mostra ha già catturato l’attenzione dei media in maniera sorprendente, prima ancora di aprire le sue porte, stabilendo un record che nessun’altra esposizione ha mai raggiunto. L’eco delle polemiche e dei dibattiti è stato incessante, portando a un clima di attesa e curiosità. Si parlerà non solo di arte, ma anche delle interazioni tra il futurismo e la scienza dell’epoca. Riflessioni e approfondimenti da parte del curatore, Gabriele Simongini, ci aiuteranno a comprendere gli intenti e le sfide di questo ambizioso progetto.
L’idea di questa rassegna non è sorta in un giorno, ma è il frutto di un lungo processo che ha visto l’arte e la cultura dell’epoca futurista al centro di un’attenzione rinnovata. Gennaro Sangiuliano, attuale ministro della Cultura, esprimeva già il desiderio di concentrare i suoi sforzi su due grandi mostre, dedicando una a Umberto Boccioni e l’altra al Futurismo. Questo slancio iniziale ha portato alla chiamata di Simongini come curatore, un passo importante che ha visionariamente cercato di attrarre un pubblico più giovane e interessato a capire il retaggio culturale del movimento. “Quando sono stato contattato”, racconta Simongini, “ero entusiasta di partecipare a qualcosa che prometteva di andare oltre le aspettative, e che doveva parlare di innovazione e velocità in un contesto storico unico”. Le vicissitudini nel tempo non sono mancate, ad esempio quando Renata Cristina Mazzantini ha assunto la direzione della Galleria nel gennaio 2024, precisando come il suo arrivo avesse facilitato le opere di preparazione.
Ogni fase del percorso organizzativo ha richiesto attenzione e cura, complici le polemiche che hanno circondato l’evento. Simongini fa notare che spesso è opportuno riservare le critiche per una volta che l’opera sia stata presa in considerazione, piuttosto che basarsi su opinioni fondate su malintesi o rivalità pretestuose. “I futuristi, anche se in un modo diverso, avrebbero apprezzato la risonanza che le polemiche hanno avuto; questo può essere un modo per suscitare curiosità. La mostra è pensata per attrarre e coinvolgere”, dichiara il curatore. Così, lo sforzo di portare il Futurismo all’attenzione del memore pubblico, lontano dall’autarchia critica, sta per realizzarsi finalmente.
Una delle caratteristiche salienti de “Il tempo del Futurismo” è la volontà di presentare una rassegna multidisciplinare, ricca di interazioni tra arte, scienza e cultura. “Non volevamo una mostra chiusa o per soli esperti”, spiega Simongini. “Volevamo che fosse per tutti, un’esplorazione coinvolgente che parlasse alle menti curiose”. Durante il percorso espositivo, gli ospiti saranno immersi in un contesto dove opere d’arte dialogano con oggetti scientifici dell’epoca, dando vita a un’esperienza multisensoriale. L’inserimento di strumenti del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano ci riporta a un’alleanza inattesa, evidenziando come il pensiero futurista fosse connesso agli avanzamenti scientifici.
La mostra includerà due installazioni interattive. La prima permetterà di immergersi nelle sensazioni di inizio ‘900, mentre la seconda propone un alfabeto futurista reinventato, creato per avvicinare il pubblico all’estetica e al linguaggio del movimento. Simongini sottolinea l’importanza di un’ottica nuova e rinfrescante, che si distacca dalle narrazioni precedenti per accogliere nuove interpretazioni del futurismo. Non si tratta solo di opere artistiche, ma di una sorta di riflessione culturale che ci invita a considerare come l’arte possa cambiare, influenzare e persino ridefinire la nostra comprensione del mondo.
L’apparato espositivo di questa rassegna è pensato per catturare l’attenzione attraverso un viaggio in 26 sale diverse. Ogni sezione è studiata per approfondire un tema chiave collegato al futurismo, rendendo chiara la complessità e l’eterogeneità di questo movimento. Le tappe del percorso includono titoli intriganti come “Aeropittura”, “Arte meccanica” e “Eredità del Futurismo dal secondo dopoguerra”. Sailare questi spazi permetterà ai visitatori di immergersi completamente in epoche diverse, offrendogli un legame diretto tra opere famose e il loro contesto storico.
Particolare importanza è data all’accostamento di opere di artisti diversi e provenienti da contesti espositivi nazionali e internazionali. Un esempio emblematico è “Il Sole” di Pellizza da Volpedo accostato a “Lampada ad arco” di Balla, un’unione che evidenzia il passaggio da una concezione tradizionale della natura alla modernità dell’elettrificazione, un cambiamento che rappresenta l’asse portante della “modernolatria”. Simongini evidenzia come la mostra, che occupa un’area di quasi 4.000 metri quadrati, non sia solo un’aggregazione di opere, ma piuttosto un tentativo di raccontare storie e di porre l’arte in dialogo con il mondo, rendendola accessibile a tutti.
Il catalogo della mostra, pubblicato dalla Treccani, presenterà articoli di diversi esperti del settore, riflettendo un’ampia gamma di prospettive sul Futurismo e sulle sue influenze. “Siamo orgogliosi di avere il sostegno di firme prestigiose”, afferma Simongini. Alcuni contributi provengono da specialisti riconosciuti e appassionati, pronti a condividere la loro visione e contribuire alla comprensione dell’argomento. Questo catalogo non sarà solo un semplice ricordo dell’evento, ma una risorsa educativa che accompagnerà i visitatori anche dopo aver lasciato la galleria.
Il pensiero di Simongini si spinge oltre, concentrandosi sull’importanza di dare spazio a visioni innovative e fresche, importante specialmente in un’epoca dove il dialogo culturale può risultare cruciale. Tutto questo non solo contribuisce alla rassegna, ma si propone di sensibilizzare il pubblico su un argomento così ricco e complesso come il Futurismo.
Il tema della mostra non si limita quindi solo a un’analisi dell’arte futurista ma abbraccia anche la sua interazione con altre avanguardie e i contesti più ampi. Sebbene una delle critiche mosse riguardi la presunta lettura autarchica della rassegna, il curatore ribadisce l’importanza di porre in primo piano un approccio che parli anche ai giovani e al pubblico generico. “Ci sono già stati eventi che esplorano come il Futurismo abbia parlato con le altre avanguardie. Qui stiamo perseguendo un intento differente”, chiarisce.
In quest’ottica si delinea un forte desiderio di condividere con il pubblico un’idea di Futurismo che mantiene una connessione con il presente. Un movimento artistico che ancora oggi risuona, è stato vivo e vitale, capace di suscitare interesse. L’opera di Duchamp, “Nudo che scende le scale n. 1”, proveniente dal Philadelphia Museum of Art, è l’esempio perfetto per mostrare come il concetto di movimento fosse pervasivo, incluso nei contesti artistici di quell’epoca.
Le aspettative sono alte e Simongini sembra deciso a mantenere un approccio aperto e inclusivo, in modo da rendere la mostra un punto di riferimento e un’occasione stimolante per tutti, dai grandi esperti a chi si avvicina per la prima volta al mondo del Futurismo. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna si prepara quindi a diventare il palcoscenico di un evento che intreccerà storia, arte e cultura, riflettendo sulle influenze e le eredità di un’epoca che ha cambiato il modo di percepire il mondo.