La Top 100 di Art Review ha stupito e lasciato spazio a riflessioni sull’arte contemporanea, segnalando nuovi nomi e confermando figure di spicco nel panorama globale. Ogni anno, il magazine pubblica questa lista, considerata la più copiabile del mondo nel settore, generando dibattiti e interrogativi su chi siano realmente i protagonisti del mondo dell’arte. Quest’anno, è emerso un quadro che ha evidenziato non solo una mancanza di rappresentanza europea, ma anche il predominio di nomi emergenti e personalità di grande spessore.
La classifica e i suoi protagonisti
Nella classifica stilata da Art Review, il primo gallerista appare sorprendentemente solo al 35° posto. Si tratta di Larry Gagosian, un nome ben noto nel settore, che ha visto un drastico scivolone rispetto alla posizione dodicesima dello scorso anno. Al di sopra di lui, solo buone notizie per pochi: come David Zwirner, che si piazza al 38° posto, e François Perrotin al 42°. Questa situazione rappresenta una sfida per il mercato dell’arte contemporanea, evidenziando come la scena sia più ricca di nuovi talenti e strategie curatoriali, mentre i grandi nomi sembrano indebolirsi.
Al vertice della classifica, in un certo senso, si è assistito a una vera e propria rivoluzione. La Principessa Sheikha Hoor Al Qasimi occupa il primo posto, seguita dall’artista tailandese Rirkrit Tiravanija e dalla pensatrice afroamericana Saidiya Hartman, rispettivamente al secondo e terzo posto. Al Qasimi non è soltanto una figura di spicco per la sua attività alla Sharjah Art Foundation, ma è anche alla guida di importanti eventi artistici a livello mondiale, come la Biennale di Sydney del 2026 e la Triennale di Aichi in Giappone nel 2025. Il suo attivismo sull’arte e la cultura è noto, e la sua voce è una di quelle che risonano fortemente nel dibattito contemporaneo sull’arte.
I nomi italiani nella Top 100
Proseguendo alla ricerca di nomi noti dal nostro paese, ci si imbatte in un panorama piuttosto ristretto. Solo due italiani, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Miuccia Prada, salgono sulla ribalta internazionale secondo la classifica di Art Review. Patrizia Sandretto, un nome ben riconosciuto tra chi si muove nel campo dell’arte contemporanea, è presente alla 44esima posizione. Miuccia Prada, noto per il suo contributo all’arte attraverso la moda e per le sue iniziative culturali, si trova alla 79esima posizione, perdendo sette posizioni rispetto all’anno passato.
La presenza di queste due figure, pur essendo insignificante rispetto al numero totale, conferma che l’Italia continua a mantenere un certo influsso nel panorama artistico globale. Le loro iniziative e la loro visione hanno contribuito a elevare la scena artistica, stimolando il dialogo culturale e creando connessioni fra diverse discipline. Molti si interrogano sul perché ci sia così poca rappresentanza italiana all’interno di una classifica tanto prestigiosa. Una riflessione da non sottovalutare è quella che investe il panorama artistico locale e le sue dinamiche, alle prese con sfide sempre più complesse.
L’equilibrio fra potere e creatività
Esaminando questa Top 100, si percepisce un trend che fa riflettere, dove il potere sembra giocare un ruolo chiave nella definizione di nuove tendenze e nel sostenere alcuni nomi nell’industria dell’arte. Le posizioni di vertice occupate da figure come la Principessa Al Qasimi e Rirkrit Tiravanija suggeriscono una crescente attenzione verso la leadership femminile e il ruolo di pensatori critici che sanno affrontare questioni globali in un contesto artistico.
Sotto questo aspetto, oltre al consolidamento di nomi storici, ci stiamo avvicinando a un periodo in cui l’arte non è soltanto una questione di tecnica o bellezza, ma diventa soprattutto un veicolo di comunicazione e di attivismo sociale. Il fatto che artisti come Nan Goldin e Steve McQueen si trovino nei posti più alti di questa lista rafforza ulteriormente tale idea, dimostrando che l’arte può fungere da catalizzatore per il cambiamento sociale e culturale. Le sue manifestazioni non si limitano a una sola geografia, e la diversità delle voci rappresentate è indicativa di un panorama in continua evoluzione.
In un contesto dove la geografia dell’arte si fa sempre più complessa, è chiaro che le nuove generazioni di artisti e curatori stanno rimodellando ciò che significa davvero “essere” al centro della scena artistica. A conti fatti, la Top 100 di Art Review non è solo una semplice lista, ma un riflesso di un’industria in costante trasformazione, in cui il potere, l’innovazione e la creatività si fondono in modi inediti e sorprendenti.