Hezbollah cede a Israele su ordine di Khamenei: i raid sull’Iran decisivi

L’evento che ha segnato una svolta nei rapporti tra Iran e Hezbollah ha catturato l’attenzione di tutto il mondo. Il drammatico incontro di metà novembre a Beirut ha messo in luce le tensioni e le sfide che la milizia libanese si trova ad affrontare a causa delle crescenti pressioni israeliane. L’intenso dibattito tra Ali Larijani e Naim Qassem ha segnato un punto di non ritorno, costringendo Hezbollah a riconsiderare la propria posizione in un contesto di guerra e aggressioni ripetute.

La situazione è emersa in uno scenario di alta tensione durante un incontro tra Ali Larijani, consigliere della Guida Suprema dell’Iran, e Naim Qassem, segretario generale di Hezbollah. Durante questo confronto, l’Iran ha dovuto concludere e far capire a Hezbollah che continuare a combattere era una battaglia persa. Nonostante le aspettative, il raid aereo di Israele del 26 ottobre ha decimato le difese aeree iraniane, mettendo in seria difficoltà Teheran, che ora si trova incapace di gestire un altro attacco diretto. Gli effetti devastanti di questa offensiva hanno avuto ripercussioni non solo sulla sfera militare, ma anche su quelle economica e diplomatica, costringendo la Repubblica Islamica a rivedere le proprie strategie.

Questo incontro rimane emblematico, rappresentando un cambio di marcia cruciale. L’influenza dell’Iran in Libano è sempre stata considerata un fattore di potere, ma ora la necessità di mettere fine a una guerra esauriente è diventata predominante. La perdita di leader carismatici all’interno di Hezbollah ha inferto un colpo pesante, lasciando il gruppo militante in uno stato di confusione e vulnerabilità. Così, nel mezzo di una crisi che sembra senza fine, la richiesta di Khamenei di cessare le ostilità per riorganizzarsi è diventata una priorità.

Le cause di un’inevitabile resa

L’invasione del Libano meridionale da parte delle forze israeliane ha segnato l’apice di un’escalation che ha eroso la capacità operativa di Hezbollah. La situazione si è complicata ulteriormente con l’uscita di scena di leader importanti, come Nasrallah, e con le uccisioni mirate di comandanti di alto livello, rendendo difficile la coordinazione delle operazioni sul campo. Le bande di miliziani, una volta temute, si sono ritrovate disorganizzate e senza un chiaro comando centrale.

Inoltre, le azioni di intelligence israeliana hanno radicato profondamente il proprio potere in Libano, evidenziando l’inefficacia e la vulnerabilità delle forze Hezbollah. Gli episodi di esplosioni causate da dispositivi elettronici hanno messo a nudo la rete di militanti, rendendo evidente la penetrazione dei servizi segreti israeliani. Reports da fonti come il New York Times indicano chiaramente che Larijani ha portato un messaggio cruciale da Khamenei, chiedendo a Hezbollah di fermare le ostilità e offrendo supporto per una riorganizzazione delle milizie.

L’interesse iraniano di preservare Hezbollah è chiaro, mentre si teme una perdita fatale della loro forza militare. Questo scenario ha messo a nudo il dilemma di una strategia a lungo termine che per anni si basava su combattimenti indiretti. Le scelte fatte da Teheran potrebbero avere ripercussioni significative non solo in Libano ma nell’intera regione, suggerendo una fragilità nelle alleanze costruite nel tempo.

Le ripercussioni globali dell’alleanza in crisi

Il cambiamento nella dinamica tra Iran e Hezbollah non influisce solo sui due attori direttamente coinvolti ma ha anche effetti a catena su scala globale. Con la Guida Suprema iraniana costretta ad abbassare la testa e a spingere i propri alleati libanesi a ritirarsi, si delineano nuovi scenari per i conflitti in Medio Oriente. Ciò ha generato un senso di instabilità, dove le conseguenze della crisi potrebbero ben andare oltre le frontiere libanesi.

Soprattutto alla luce dell’attacco contro leader chiave di Hamas, come Haniyeh, questo ribaltamento di situazioni ha accentuato la pressione su Hezbollah, costringendo il gruppo a rivalutare le proprie alleanze e strategie di azione. La scelta di accettare un cessate il fuoco poteva sembrare una resa, ma al contempo rappresenta una mossa strategica per recuperare e ricostituire le proprie forze. Ci si prepara ora ad un nuovo capitolo di conflitti congelati, in attesa di sviluppi futuri e di possibili riprese delle ostilità. Le geopolitiche della regione continuano a oscillare e le sfide da affrontare restano enormi.

Published by
Ludovica Rossi