Giordano Bruno Guerri, esperto indiscusso del futurismo, ci mette a parte delle sue riflessioni su una delle mostre più attese degli ultimi tempi. A Roma, l’evento suscita curiosità e polemiche, ma per Guerri è fondamentale. Scopriamo insieme cosa significa realmente il futurismo e perché questa mostra è tanto importante da non poter essere trascurata.
Parlando dell’importanza della mostra sul futurismo che sta per aprirsi a Roma, Guerri sottolinea che non solo è necessaria, ma addirittura indispensabile. Tormentata da polemiche, l’esibizione ha comunque il potere di attirare su di sé l’attenzione dei critici e degli appassionati. Un’esposizione con una così vasta collezione di opere non può e non deve passare inosservata. In un periodo in cui la cultura è fondamentale, è innegabile che eventi di questo genere lungo portano a riflessioni profonde.
Molti ritengono che la mostra rappresenti una sorta di celebrazione da parte della destra, una posizione che secondo Guerri è errata. Per l’esperto, il futurismo è un movimento di così alta rilevanza, che merita di essere studiato e conosciuto al di là delle controversie politiche contemporanee. Una mostra che si concentra sull’arte e sulle innovazioni di un’epoca deve essere vista come un tributo a un periodo storico cruciale, non come un atto politico. La vera essenza del futurismo si trova nel suo spirito di innovazione e trasgressione, non nelle sue strumentalizzazioni politiche attuali.
Il futurismo, secondo Guerri, rappresenta l’ultimo grande movimento artistico di peso per l’Italia, posto a cavallo tra il Rinascimento e il Barocco. Nonostante il legame con il fascismo, Guerri ci tiene a precisare che non andrebbe confuso il valore artistico con l’ideologia politica di quel periodo. La vera innovazione del futurismo, sostiene, è stata la capacità di vedere, anticipare e abbracciare un futuro in continua evoluzione. Guardando indietro, si coglie la straordinaria capacità di Marinetti e dei futuristi di intuire cose ora quotidiane, come la meccanizzazione e la comunicazione digitale.
Nonostante le polemiche, l’arte futurista deve essere celebrata per il suo profondo impatto sull’arte moderna nel suo complesso. Un atto di celebrazione dunque non è altro che un riconoscimento storico, e Guerri va oltre: l’ideologia non deve annebbiare l’importanza di un movimento che, purtroppo, è stato spesso politicizzato. Questo è un errore che andrebbe corretto, ponendo l’accento sul valore artistico e sulla qualità delle opere, che meritano di essere restituiti alla visione collettiva.
Analizzando i punti salienti del futurismo, Guerri menziona la modernizzazione come fulcro del movimento. Marinetti, con la sua vivace immaginazione, ha cucito un racconto del futuro che, incredibilmente, anticipa diverse innovazioni tecnologiche. Per esempio, la visione di una “tavola più bassa di un libro”, che chiama in causa il futuro della comunicazione, ricorda quello che oggi è il concetto di tablet. Le intuizioni futuriste sembravano quasi profetiche, promettendo di cambiare il corso della società e dell’arte.
Come spiega Guerri, il pregio maggior dei futuristi è stato quello di “portare la vita nell’arte e l’arte nella vita.” Questa fusione ha ornato principalmente il primo Novecento di idee vivaci e fresche. C’erano costante rimandi alla velocità, alla tecnologia in continua evoluzione e ad un mondo che stava cambiando, talvolta in modo esplosivo. L’espressione artistica diventava un modo per interagire e, addirittura, cambiare il modo in cui vivevamo quotidianamente.
I futuristi guardavano al mondo con gli occhi dei pionieri, cittadini del futuro, esploratori in un territorio sconosciuto. L’ambizione dei futuristi non era solo proiettarsi nel futuro, ma anche influenzare il presente. Le opere futuriste non sono solo esteticamente significative, ma rappresentano anche una vera e propria riflessione sul significato della modernità.
Guerri evidenzia un aspetto molto importante: tantissimo tempo è stato sprecato nella comprensione e nell’apprezzamento di questo movimento. Fino a pochi decenni fa, dopo la Seconda Guerra Mondiale, il futurismo era una sorta di parente scomodo nell’ambito dell’arte, le sue opere valevano poco e venivano spesso trascurate. Furono gli americani a raccoglierle per prime e ora ci troviamo nella posizione di doverle riportare in Italia, il contesto da cui sono originarie. Questo mancato riconoscimento ha creato un vuoto che spesso ha reso difficile una corretta lettura di questo periodo artistico.
L’importanza della figura di Marinetti non può essere sottovalutata. E’ risaputo che senza il suo genio, il futurismo non avrebbe preso forma. Secondo Guerri, non bisognerebbe limitarne l’interpretazione ad una visione di destra o di sinistra, ma piuttosto vederlo come un “italianista col culto della patria.” Un pensiero interessante, perché invita a riflettere oltre le rigide categorizzazioni politiche.
La mostra attuale a Roma vuole dunque riempire un vuoto che è rimasto per troppo tempo e sottolineare il valore di un movimento che ha rivelato nuove direzioni artistiche essenziali per la nostra comprensione della storia dell’arte moderna. Le avanguardie non sono solo un capitolo passato, ma un patrimonio vivo, da riscoprire e reinterpretare nel contesto contemporaneo.