I ghiacciai nascondono reperti dal valore storico-culturale inestimabile. Ecco cosa è venuto alla luce in un sito archeologico tra i ghiacci norvegesi
Gli effetti del cambiamento climatico sono davvero incalcolabili. Tra i più significativi per il nostro pianeta c’è sicuramente lo scioglimento dei ghiacciai, che non riescono più a sostenere le temperature in costante aumento, finendo così per fondersi e scomparire per sempre.
Questo avvenimento può, tuttavia, rappresentare un significativo contributo per gli studiosi dell’archeologia, ma anche delle scienze naturali ed antropologiche. Con il loro scioglimento i ghiacciai, infatti, restituiscono resti umani ed animali, oltre che numerosi utensili, armi, attrezzi e in alcuni casi vere e proprie città, conservatisi naturalmente con il passare dei secoli.
Negli ultimi anni si è, infatti, assistito ad una crescente ‘corsa ai ghiacci’, consistita in team di esperti diretti verso le zone con ghiacciai in scioglimento, certi di poter rinvenire di volta in volta preziose tracce del passato delle popolazioni, che aiutano gli studiosi ad ottenere informazioni più complete non solo sull’organizzazione della quotidianità nei villaggi, ma anche le differenze fisiche ed antropologiche dei nostri antenati rispetto all’uomo contemporaneo.
E’ nata così l’archeologia glaciale, una branca vera e propria della tradizionale disciplina. Il rischio corso dai reperti riscontrabili nei ghiacciai, derivato anche in questo caso dall’aumento smisurato delle temperature, è che gli stessi, dopo esser stati conservati perfettamente per millenni possano deteriorarsi in breve tempo a causa del calore eccessivo. In questo senso, è diventato fondamentale recuperare rapidamente il materiale.
Il ritrovamento: dove è avvenuto e per mano di chi
Il team di ricerca noto come ‘Secrets of the Ice‘ ha rivenuto recentemente una freccia risalente al VI secolo d.C.. Il reperto risulta essere in perfette condizioni e la sua preservazione ottimale è stata possibile proprio grazie alla conservazione naturale fornita dai ghiacci. Il ritrovamento è avvenuto in Norvegia; l’arma presenta ancora l’asta, la testa e il piumaggio originale e rappresenta un ulteriore fondamentale tassello che permetterà agli esperti di approfondire nuovi scenari legati alla vita e alle strategie di caccia delle antiche popolazioni che abitavano la Scandinavia.
Per l’estrazione del reperto è stato necessario applicare la più meticolosa pazienza e cura, al fine di evitare danni che avrebbero potuto definitivamente comprometterne l’integrità e, di conseguenza, il valore storico-culturale. Gli esperti hanno usufruito dell’acqua calda per aiutare il ghiaccio a sciogliersi dal reperto e permetterne una più semplice e meno rischiosa estrazione. E proprio il fatto che nonostante siano trascorsi svariati secoli l’integrità dell’articolo sia rimasta invariata, ci aiuta a comprendere come i ghiacciai ancora inesplorati di tutto il globo possano davvero rivelarsi delle casseforti naturali, piene zeppe di reperti inestimabili.
Cosa è stato rinvenuto?
Ma non è tutto, perché lo stesso team è stato in grado di riportare alla luce ulteriori reperti risalenti a differenti periodi storici. A partire dalle punte di frecce realizzate in ardesia, probabilmente utilizzate circa 5.400 anni fa, fino ad un arco, collocabile temporalmente nel 1300 a.C.. Si tratta prevalentemente di armi legate alla caccia che offrono ulteriori fonti di studio in merito alla nascita e all’applicazione sul campo delle differenti tecniche, nonché degli attrezzi di cui le antiche popolazioni si servivano.
Con il ritiro dei ghiacci, processo destinato a proseguire nei prossimi anni, le future esplorazioni in determinate aree potrebbero fornire ulteriori resti a testimonianza del modo di vivere e di organizzarsi delle civiltà antiche, aiutandoci a comprendere anche svariate usanze e pratiche della nostra contemporaneità derivanti proprio dai tempi che furono.