La capsula svizzera della morte è stata usata per la prima volta da una coppia di britannici. L’ultimo addio ha il sapore di azoto.
L’eutanasia suscita dibattiti accesi in ambito etico, medico, giuridico e religioso. Derivata dal greco “eu-thanatos”, che significa “buona morte”, l’eutanasia si riferisce all’atto intenzionale di porre fine alla vita di una persona per alleviare sofferenze insostenibili.
In un mondo dove la scienza medica offre strumenti per prolungare la vita, sorge la questione: quando e se sia giusto scegliere di porre fine a una vita in nome della dignità e della compassione. L’eutanasia pone interrogativi profondi sull’essenza della vita umana.
Da un lato, molti sostengono che ogni individuo dovrebbe avere il diritto di decidere quando e come morire, specialmente di fronte a malattie terminali o dolore insopportabile. Questo approccio si basa sul rispetto della dignità umana e sulla libertà individuale.
Dall’altro lato, ci sono coloro che ritengono la vita inviolabile, un dono sacro che nessuno ha il diritto di togliere, nemmeno a se stesso. In questa prospettiva, l’eutanasia viene vista come una forma di “omicidio mascherato”.
Prospettive mediche e legali
Dal punto di vista medico, l’eutanasia solleva domande sul ruolo del medico e sul giuramento di Ippocrate, che storicamente impegna i professionisti della salute a “non nuocere”. Tuttavia, alcuni sostengono che alleviare la sofferenza, anche se ciò comporta il porre fine alla vita, è una forma di cura e di compassione. La medicina palliativa, che si occupa di migliorare la qualità della vita dei pazienti terminali, è spesso vista come un’alternativa all’eutanasia.
La legalità dell’eutanasia varia significativamente nel mondo. In alcuni paesi, come Paesi Bassi, Belgio e Canada, l’eutanasia è legale in determinate circostanze e soggetta a rigorosi controlli. In altri, è considerata un reato punibile dalla legge. Però, anche laddove è legale, rimane una pratica complessa, che richiede una rigorosa valutazione medica, psicologica e legale.
La capsula a base di azoto
Sarco è una macchina progettata per il suicidio assistito in Svizzera, pensata per chi desidera morire in modo indolore e dignitoso. Il dispositivo utilizza l’azoto per causare la morte per soffocamento in pochi minuti, offrendo un’alternativa alle iniezioni di pentobarbital, che possono avere effetti collaterali. La macchina, ideata da Philip Nitschke e presentata nel 2019, non è ancora operativa per questioni burocratiche, ma si prevede che entrerà in funzione entro la fine del 2024.
Un caso emblematico è quello di una coppia britannica ottantenne: l’uomo, affetto da demenza, e sua moglie hanno deciso di attendere l’attivazione di Sarco per porre fine alla loro vita insieme. La macchina rappresenta un’innovazione nel dibattito sul fine vita, suscitando riflessioni e controversie.