Un nuovo capitolo dell’arte contemporanea si sta aprendo a Pietrasanta, grazie a “Africa Tunes”, un progetto colletivo che riunisce una selezione straordinaria di undici artisti provenienti da vari Paesi africani. Questa esplosiva mostra è ospitata presso la Galleria The Project Space e ha come obiettivo quello di mettere in risalto l’evoluzione creativa dell’arte del continente. Progettato con cura da Annalisa Bugliani Arte, il progetto si pone come ideale continuazione di una rassegna precedente tenutasi presso il complesso di Sant’Agostino. La nuova esposizione non solo esplora le radici culturali degli artisti, ma le reinterpreta in un contesto moderno, affrontando le problematiche sociali e le tragedie che affliggono il mondo contemporaneo.
La mostra “Africa Tunes” si inserisce in un contesto artistico d’eccezione, dove ogni artista porta con sé un bagaglio unico di esperienze e influenze. I protagonisti includono nomi di spicco come Ajarb, Nu Barreto, Armand Boua e tanti altri, ognuno con il proprio stile distintivo. Quest’anfiteatro di talenti non si limita a riproporre il passato, ma cerca invece di evolversi e di affrontare questione attuali in modo inedito. Il pezzo forte, ad esempio, è l’opera di Armand Boua, “Untitled”, del 2022. In questo lavoro, Boua riesce a mescolare tecniche tradizionali e moderne, creando una sorta di “frottage” che suscita inquietudine. Dipingendo su cartone e poi grattando via la superficie, l’artista svela spazi negativi che emergono dalla sua creatività, fondendo rappresentazione e astrazione in un gioco di forme e sensazioni.
Tra le opere più significative c’è anche quella di Laetitia Ky, che utilizza i capelli come mezzo di espressione artistica e comunicativa. In una società precoloniale, i capelli avevano significati profondi e ricchi di simbolismo, e la Ky riesce a fare emergere queste sfumature, promuovendo al contempo la condizione femminile attraverso la sua arte. Le sue sculture capillifere sono allora il risultato di una riflessione profonda e socio-culturale. Non è solo un modo per decorare, ma un grido di protesta e una celebrazione al tempo stesso. Un dialogo complesso che invita chi osserva a riflettere su temi di colonialismo e identità.
Un altro artista presente che sta lasciando il segno è certamente Brice Esso, la cui abilità si estende a un ampio ventaglio di media, tra cui fotografia, scultura e fashion design. Esso pesca con grande intelligenza da una varietà di influenze disparate, cavalcando onore e riscoperta di tradizioni antiche, mescolando l’arte africana con i grandi maestri del Rinascimento. Le sue opere non si limitano a essere decorative; sono cariche di significato e intenti sociali, tese a sovvertire gli stereotipi legati a razza e religione. L’artista prende elementi iconografici dalle maschere africane e li inserisce in contesti che sfidano le convenzioni.
Quando nella sua arte affronta l’immagine del corpo umano, lo fa in una maniera potente, esasperando i tratti fisici nei modi più interessanti. Il suo lavoro invita a considerare i pregiudizi radicati e offre una nuova prospettiva oltre le apparenze, rincorrendo un messaggio di inclusione e introspezione. Le immagini che dipinge rivelano una sorta di lotta contro ciò che è considerato “normale” e stimolano una conversazione sulle differenze, sui pregiudizi, ma soprattutto sulle bellezze delle nostre varità culturali. Attraverso i suoi quadri, Brice Esso continua il percorso verso una comprensione più profonda del mondo.
Questa mostra è un viaggio attraverso una varietà di esperienze artistiche che esplorano e reinterpretano il patrimonio culturale africano. Ci sono le opere geometriche di Esther Mahlangu, che rimandano ai tradizionali disegni Ndebele e una vivacità cromatica che cattura immediatamente. Ogni artista presente porta una visione unica: Ajarb Bernard Ategwa, ad esempio, utilizza grafismi familiari che rimandano al linguaggio pubblicitario, una scelta che crea un forte legame con l’osservatore proveniente dalla sua terra natale, il Camerun.
Le sculture in terracotta di Seni Awa Camara, che sembrano uscire da un mondo fantastico, aggiungono ulteriore valore all’allestimento. Ogni pezzo racconta storie di immaginazione e creatività, che rimandano alle tradizioni e al folklore. Non mancano poi Michel Okpare e Tafadzwa Tega, il cui uso poetico della natura e vitalità dei colori incarnano una giovinezza e un’energia contagiosa. In definitiva, i lavori presentati non solo offrono uno spaccato di diverse tecniche e concetti artistici, ma anche uno sguardo sulle intersezioni tra identità, cultura e ingegno creativo che pervadono tutto il continente africano.
Nel complesso, “Africa Tunes” è un’esperienza sensoriale che invita a riflettere e a mettersi in ascolto di voci spesso trascurate. La mostra si pone come un dono prezioso, un’occasione unica per ammirare e comprendere la necessità di raccontare storie diverse, di ciò che è frequentemente messo da parte, rendendolo un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti dell’arte e della cultura contemporanea.