Da sempre citati nei testi storici e sempre più spesso ripresi da telecamere nazionali e internazionali, gli affreschi creati dai fratelli Zavattari nella Cappella di Teodolinda, all’interno del Duomo di Monza, rappresentano una delle opere d’arte più preziose e significative a livello globale. Con 826 figure ritratte, questi affreschi sono una porta aperta non solo sulla vita della regina Teodolinda e sulla storia del Duomo, ma anche sulle usanze e tradizioni della società del 1400, in Italia e in Europa.
Di fondamentale rilevanza, questi affreschi non solo rimandano a figure storiche ben definite, ma raccontano anche una storia più ampia: quella dei Longobardi e delle loro radici, che per molti secoli hanno inciso sulla cultura del nostro paese. Storici e ricercatori, come il celebre Augusto Merati e il professor Pier Franco Bertazzini, hanno studiato questi affreschi, cercando di ricostruire non solo la biografia di Teodolinda, ma anche il contesto sociale e culturale dell’epoca. Gli illustri studiosi hanno analizzato con pazienza ogni dettaglio, e sono riusciti a identificare non solo i protagonisti della scena, ma anche a comprendere i costumi e le tradizioni dell’epoca. A conferma di ciò, i 826 personaggi dipinti, come ben documentato da Merati, sono considerati una testimonianza visiva di importanza eccezionale per la storia di Monza, ma anche per il patrimonio culturale italiano nel suo complesso.
Questi affreschi, che rappresentano episodi chiave della vita di Teodolinda, offrono anche una riflessione sulle caratteristiche della società dell’epoca, dalle gerarchie nobiliari alle usanze quotidiane. Navigando attraverso questi affreschi, ci si imbatte in una rappresentazione vivida delle figure storiche e delle dinamiche sociali del XIV e XV secolo, creando un collegamento tra il passato e il presente.
Un aspetto affascinante della storia degli affreschi è legato al dibattito storico-critico che coinvolge la Corte Longa. Bartolomeo Zucchi, storico monzese del XVII secolo, nella sua opera “Historia delle Serenenissima Theodelinda,” ha descritto il Tempio di San Giovanni Battista, conosciuto oggi come Duomo. Zucchi menzionò che “vi si vedono espresse le principali azioni della regina Teodolinda,” e accennando a figure vestite alla longobarda. Giuseppe Maurizio Campini, un canonico della basilica, confermò ulteriormente l’idea che le figure degli affreschi indossassero abiti longobardi, greci e italiani.
Tuttavia, negli anni, tali affermazioni sono state oggetto di riconsiderazione. Il professor Bertazzini, di recente, ha chiarito che non vi è evidenza concreta a sostegno della presenza di pitture longobarde in Corte Longa, suggerendo che si tratti, piuttosto, di un falso storico. Attualmente, la conoscenza riguardante i costumi longobardi rimane scarsa, mentre gli affreschi evidenziano chiaramente le mode del XV secolo, e in particolare dello stile visconteo, arricchendo la nostra comprensione delle dinamiche sociali nel periodo.
Gli abiti e i costumi presentati negli affreschi diventano, quindi, un’importante fonte per scoprire il modo di vestire della nobiltà del 400. Come spiegato dal professor Bertazzini, i personaggi ritratti indossano vestiti tipici milanesi che rispecchiano le tendenze della corte viscontea. Le donne sono vestite con la pellanda, una lunga e sontuosa veste caratterizzata da maniche a ala, mentre gli uomini, appartenenti alla nobiltà, sono ritratti con giubbotti e berrettoni alla moda. I soldati che si possono ammirare nelle scene rappresentano le compagnie di ventura, un elemento centrale della vita militare dell’epoca.
Questa rilevante testimonianza artistica non solo offre sentori del look dell’epoca, ma crea anche un collegamento con le corti nobiliari milanesi, svelando il modo in cui arte e moda si intrecciavano nei contesti sociali di allora. Attraverso questi dipinti, l’osservatore è trasportato indietro nel tempo, immerso in una realtà che è tanto storica quanto vibrante.
Gli affreschi di Teodolinda si configurano anche come un esempio supremo di arte tardogotica, il cui periodo abbraccia gli artisti attivi nelle corti nobili, sia in Italia che in Europa, tra il 1370 e gran parte del XV secolo. Questi artisti sono noti per la capacità di trasmettere un ideale di bellezza aristocratica attraverso le loro opere. Nella rappresentazione degli affreschi, si possono riconoscere chiaramente la regina Teodolinda, il re Agilulfo e le figure nobiliari che li accompagnano. Questi ritratti, sebbene idealizzati, esprimono un’idea di grazia e perfezione che è stata esaltata e riconosciuta nel corso dei secoli.
Non mancano, poi, raffigurazioni di giovani e giovani donne dalle sembianze angeliche, creando un’atmosfera che richiama a mondi lontani e affascinanti. Gli affreschi di Monza continuano a incantare e sorprendere coloro che li ammirano, rappresentando una delle espressioni artistiche più studiate e apprezzate a livello mondale, un patrimonio che si erge maestoso nel cuore della Lombardia.