Casiraghi: “Troppo nomadi al Lingotto, concentriamoli qui!”

In un’epoca in cui le fiere d’arte si moltiplicano come funghi, Torino si trova di fronte a una questione importante: la dispersione degli eventi. Questo tema è diventato oggetto di discussione tra gli esperti del settore, in particolare per il fatto che molte manifestazioni temporanee si sovrappongono senza un reale coordinamento. La proposta di Roberto Casiraghi, fondatore di Artissima e attualmente leader di The Others Art Fair, sta guadagnando attenzione. Egli suggerisce di concentrare tutte queste fiere in un’unica location, per esempio al Lingotto, dove già si svolge Artissima.

Roberto Casiraghi ha lanciato un appello chiaro: riunire le fiere nomadi in un luogo stabile sembrerebbe non solo logico, ma essenziale. Egli sottolinea che “il nomadismo è stata la nostra anima dominante”, un’affermazione che fa riflettere sul panorama in continuo cambiamento delle esposizioni d’arte. Le fiere d’arte sono occasioni imperdibili per artisti, collezionisti e appassionati, ma il rischio di un’eccessiva frammentazione è tangibile. Difficoltà nel trovare taxi e problemi logistici sono solo alcuni dei fattori che ostacolano la partecipazione del pubblico.

Intanto, grazie ai cambiamenti in corso, molte fiere si ritrovano a cambiare sede, come è accaduto recentemente a Torino Esposizione. Ma la questione centrale è questa: non sarebbe più sensato avere un centro espositivo che ospiti tutte queste manifestazioni? La settimana dell’arte è ormai diventata un momento cruciale e quello di trovare un luogo unico potrebbe facilitare i visitatori a fruire di una grande varietà di eventi in poco tempo.

I vantaggi di una sede centralizzata

Immaginate di poter visitare diverse fiere in un solo giorno senza dover girare per la città. Una sede centralizzata non solo semplificherebbe i viaggi e gli accessi ma potrebbe anche rendere l’esperienza più coinvolgente. Casiraghi ha evidenziato come ogni volta sia necessario vendere la location prima ancora del progetto; mettere tutto insieme potrebbe però cambiare le regole del gioco. Le fiere come The Others e Paratissima potrebbero trovare in questo uno slancio vitale grazie alla condivisione di spazi e risorse.

Tuttavia, organizzare tutto ciò richiede anche un’attenta pianificazione e un vero approccio strategico alla gestione dei costi, che come ha osservato Casiraghi, rappresenterebbero un problema rilevante. Affrontando questo aspetto, la creazione di un polo fieristico unico non solo contribuirebbe a ridurre i costi di gestione per le singole esposizioni, ma potrebbe anche attirare un maggior numero di visitatori, desiderosi di assistere a eventi di livello. È indubbio che un centro polifunzionale possa essere un volano per l’intero settore.

Una sfida da affrontare

Capiamo, quindi, che la visione di Roberto Casiraghi non è solo una questione di comodità, ma anche un modo per dare il giusto peso a ogni singolo evento. Nonostante ci siano alcuni problemi strutturali e logistici da affrontare, la proposta di concentrare le fiere in un unico spazio aperto potrebbe essere quella spinta innovativa di cui ha bisogno il panorama artistico di Torino, in cui le sinergie e la cooperazione diventano parole chiave. Inoltre, il coinvolgimento delle istituzioni e dei partner privati sarebbe essenziale per realizzare un progetto così ambizioso, ma non impossibile.

Con lo sviluppo di Torino come polo d’arte contemporanea di eccellenza, ci si può aspettare che progetti simili possano solleticare l’attenzione di operatori del settore molto più ampi, portando così non solo alla valorizzazione dell’arte, ma anche alla creazione di un’identità culturale forte e coesa, di cui la città e la regione possono essere fiere.

Published by
Ludovica Rossi