E se nel mondo dovesse davvero scoppiare una guerra nucleare? Potresti optare per un bunker, oppure trasferirti in alcune aree dove garantirti al sicuro
Un’esplosione nucleare consiste nella liberazione di una spaventosa mole di energia che risulterà in una gigantesca ondata di calore, di luce, di pressione dell’aria e di radiazioni. Basti pensare alle immagini che abbiamo visto decine di volte nei film, quando ci viene mostrata la comparsa del fungo atomico.
I soggetti che saranno direttamente colpiti dall’esplosione o all’onda d’urto vanno in contro, nella quasi totalità dei casi, alla morte istantanea. In casi più ‘fortuiti’, invece, c’è la possibilità di subire lesioni fisiche, ustioni, cecità a causa della luce, che potrà rivelarsi anche permanente, o incorrere nella malattia acuta da radiazione, un vero e proprio avvelenamento dell’individuo.
Come comportarsi in caso di un’esplosione nucleare? L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità9 ha diffuso alcune linee guida comportamentali da adottare nella specifica situazione. Se ci si trova nelle vicinanze dell’esplosione sarà meglio sdraiarsi a terra, con il volto verso il basso, coprendosi gli occhi per evitare di incorrere nella cecità, rialzandosi soltanto quando il calore e i detriti traportati dall’onda d’urto saranno svaniti.
E’ indispensabile trovare un fazzoletto, un indumento o una maschera con cui proteggere le vie aeree. Se hai, invece, la possibilità di rifugiarti in qualche luogo chiuso prediligi seminterrati o locali sotterrati, che saranno le zone meno colpite dall’esplosione e dalla sua onda d’urto.
Le conseguenze immediate di un conflitto nucleare
Percorrendo lo scenario che ci porterebbe allo scoppio di una guerra nucleare, l’utilizzo di armi di grande portata comporterebbe, nell’immediato, una gigantesca onda d’urto e la dispersione di radiazioni ionizzanti nell’atmosfera circostante. Missili o bombe nucleari potrebbero provenire dal mare o essere sganciate direttamente sulla terra ferma, in base all’obiettivo strategico che si intende colpire. Immaginiamoci se questo dovesse avvenire in un qualsiasi angolo del continente europeo. Praticamente tutti gli stati, chi più chi meno, risentirebbero dell’accaduto, considerando che il fallout generato dall’esplosione porterà ad una rapida contaminazione che, trasportata dalle correnti, potrà raggiungere nel giro di qualche ora anche territori distanti migliaia di chilometri.
L’ambiente diventerebbe insalubre ed invivibile per qualsiasi specie dal momento dello scoppio fino agli anni successivi, ma anche chi non verrebbe colpito in prima persona dal disastro, dovrebbe comunque fare i conti con conseguenze disastrose. Basti ripensare a Chernobyl; anche se in quel caso non si trattò di nessun attacco programmato, bensì di un incidente, la catastrofe rese la zona in cui ebbe avuto luogo altamente pericolosa per svariati decenni; considerate che anche al giorno d’oggi, quasi 40 anni dopo, i livelli di radioattività nell’aria, seppur calati rispetto al 1986, risultano ancora elevatissimi.
Dove rifugiarsi in caso di attacco?
Uno studio effettuato da Risk Analysis ha individuato nell’Oceania il continente più sicuro del globo intero in caso di verificarsi di un’attacco catastrofico di questo tipo. Stati come la Nuova Zelanda, le Isole Salomone e Vanuatu sarebbero tra i luoghi più preparati per sopravvivere ad un cataclisma di tale portata, in quanto autosufficienti dal punto di vista sia della produzione alimentare, sia dell’autosufficienza energetica e della resilienza industriale. Un discorso a parte riguarda la ‘Regina dell’Oceania’, l’Australia. La ‘Land Down Under’ godrebbe di una posizione strategica e annovera tra i suoi punti di forza un avanzato settore agricolo.
Ma il fatto che intrattenga stretti legami in ambito politico e militare con gli Stati Uniti e con il Regno Unito (essendo parte dei reami del Commonwealth), potrebbe portare gli schieramenti opposti ad individuarla come bersaglio nemico. E per quanto riguarda l’Europa? Un buon 90% del territorio sarebbe spacciato, considerando che le situazioni di maggiore tensione nel mondo odierno sono localizzabili proprio alle porte del ‘Vecchio Continente’. Tuttavia esiste un piccolo paradiso, che data la sua ubicazione sulle cartine geografiche e l’efficienza del proprio sistema nazionale, potrebbe cavarsela: stiamo parlando dell’Islanda.