
Pericolo di pesticidi nelle banane - quotidianoarte.it
Pesticidi nelle banane: sono 140 i tipi di queste sostanze tossiche, vietate in Europa che arrivano fino a noi e compromettono la salute.
Un allarmante rapporto di Foodwatch ha recentemente messo in luce una questione preoccupante che riguarda la sicurezza alimentare in Europa. L’indagine ha rivelato la presenza di ben 140 pesticidi vietati nell’Unione Europea (UE) in diversi prodotti alimentari importati, tra cui banane, mango, basilico e spezie. Questo fenomeno solleva interrogativi su come sostanze chimiche altamente tossiche possano finire sulle nostre tavole e porta a una riflessione più ampia sul cosiddetto “effetto boomerang”.
La scoperta inquietante: pesticidi nelle banane
Lo studio di Foodwatch si basa su un’analisi di oltre 18.000 campioni di alimenti effettuata dalle autorità tedesche per l’ispezione alimentare. I risultati sono allarmanti: circa il 6% dei campioni analizzati conteneva tracce di pesticidi pericolosi. Le banane, in particolare, si sono rivelate le più contaminate, con due campioni su tre risultati positivi a sostanze chimiche vietate. Questo dato solleva interrogativi non solo sulla qualità della frutta che consumiamo, ma anche sulla salute pubblica.
Le autorità sanitarie tedesche hanno avvertito che, sebbene molti dei residui trovati non rappresentino un pericolo immediato, alcune delle sostanze identificate sono fortemente tossiche e possono avere effetti devastanti sulla salute umana e sull’ambiente. Pesticidi come l’ossido di etilene, vietato in Europa dagli anni ’80 a causa della sua cancerogenicità, e il carbendazim, un fungicida genotossico riscontrato in vari alimenti, sono solo alcuni esempi delle sostanze pericolose che continuano a contaminare i nostri cibi.

Ma come è possibile che pesticidi vietati arrivino nelle nostre banane? La spiegazione risiede nel meccanismo dell’“effetto boomerang”. Questo fenomeno si verifica quando le multinazionali chimiche europee, come Bayer e BASF, esportano pesticidi vietati verso paesi in via di sviluppo, dove le normative sulla sicurezza alimentare sono meno rigide. Qui, questi pesticidi vengono utilizzati in agricoltura. I prodotti contaminati, successivamente, vengono importati in Europa, creando un ciclo di contaminazione che torna a colpire i consumatori europei.
Foodwatch ha denunciato più volte questa pratica, mettendo in evidenza non solo il rischio per la salute dei consumatori europei, ma anche le gravi conseguenze per le popolazioni nei paesi in via di sviluppo, dove l’utilizzo di tali pesticidi può causare danni irreparabili all’ambiente e alla salute pubblica.
La risposta dell’Unione Europea
Nonostante l’Unione Europea abbia promesso nel 2020 di porre fine a questa pratica nell’ambito della sua Strategia per la sostenibilità dei prodotti chimici, le misure concrete tardano ad arrivare. Foodwatch, insieme ad altre organizzazioni non governative come PAN Europe, ha chiesto un divieto totale a livello europeo per l’esportazione di pesticidi vietati e una tolleranza zero per i residui di queste sostanze nei prodotti alimentari importati.
Le organizzazioni ambientaliste sostengono che fermare l’esportazione di pesticidi vietati non avrebbe un impatto significativo sull’economia europea, ma contribuirebbe a proteggere la salute dei cittadini e delle popolazioni vulnerabili nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, tale misura potrebbe prevenire danni ambientali irreparabili e promuovere pratiche agricole più sostenibili.
Il dilemma etico e politico sollevato dall’esportazione di pesticidi vietati è complesso e preoccupante. La Commissione Europea ha avviato un processo legislativo per affrontare il problema, ma la lentezza nella sua attuazione è fonte di frustrazione per molti. Nel settembre 2024, il Parlamento europeo ha votato a favore di una mozione che chiedeva di fermare le importazioni di alimenti contenenti tre pesticidi vietati, ma le risposte concrete da parte della Commissione continuano a mancare.