Il conflitto in Siria, che perdura dal 2011, ha subito una svolta drastica, facendo preoccupare esperti e analisti su una possibile caduta imminente del regime di Bashar al Assad. Negli ultimi giorni, si sono intensificate le offensive da più fronti, evidenziando una vulnerabilità crescente del governo siriano. Mentre le forze armate del presidente sembrano avviarsi verso il collasso, gli sviluppi sul campo di battaglia stanno attirando l’attenzione internazionale e locale, con conseguenze dirette sulla popolazione e sulla stabilità dell’intera regione.
La situazione attuale in Siria è senza precedenti. Recentemente, il regime di Assad ha perso il controllo di importanti aree, in modo sorprendente e repentino. A partire dall’offensiva condotta dai gruppi armati di Hayat Tahrir al Sham, che ha avuto inizio la scorsa settimana nel nord, è seguita l’avanzata delle milizie curde a est e dei gruppi anti-Assadisti a sud. Ancor più allarmante è l’avanzata verso Damasco, la capitale, che sembrava sicura fino a pochi giorni fa. È quasi incredibile pensare che, solo due giorni fa, la situazione sembrava stabilizzata. Ora, il regime ha poche possibilità di riprendersi. Le parole di Assad riguardo all’integrità del suo governo sono state messe in discussione, soprattutto dopo che Russia e Iran hanno chiarito di non voler intervenire in suo favore.
Questa fragilità del regime si traduce in un’instabilità che raggiunge il cuore della capitale. L’esercito di Assad è stato visto ritirarsi progressivamente da più posizioni, apparentemente privo delle risorse e della motivazione per contrastare l’avanzata ribelle. Questo crollo è inimmaginabile rispetto a quanto si potesse prevedere fino a poco tempo fa. Homs, una città strategicamente importante, è stata conquistata dai ribelli, un duro colpo sotto ogni punto di vista. Ora, la situazione a Damasco si fa sempre più critica, evidenziando le debolezze strutturali del regime e aumentando i timori tra i cittadini.
A Damasco, l’atmosfera è tesa e palpabile. I residenti stanno mostrando segni di inquietudine, e molti di loro si affannano in cerca di beni di prima necessità mentre le strade si stanno svuotando. Alcuni stanno scappando dalle aree centrali, mentre altri, nel tentativo di prepararsi a ciò che potrebbe accadere, fanno scorte di cibo. Questo comportamento riflette l’incertezza e la paura, che si stanno diffondendo tra la popolazione. Le banche hanno chiuso i loro sportelli e molte strade sono bloccate, il che rende difficile la mobilità. Nessuno sa esattamente cosa aspettarsi, e il clima di ansia è palpabile.
Le forze anti-Assad, diverse e eterogenee, stanno guadagnando terreno anche nei quartieri periferici di Damasco. Gruppi ribelli e residenti locali, motivati dalla precarietà del regime, si sono uniti per manifestare contro il governo, distruggendo simboli del potere. Questa coalizione di forze diverse, dai sostenitori locali ai ribelli della regione di Daraa, non fa altro che mettere in evidenza quanto Assad sia in difficoltà. La sua era al potere sta giungendo al culmine, e ciò che resta è un’immagine di repressione e disperazione. Gli scontri e le manifestazioni negli spazi urbani rappresentano un nuovo capitolo di una storia di conflitto che sembra lontana dalla conclusione.
Mentre la situazione a Damasco si complica, l’esercito di Assad sta perdendo terreno anche nelle regioni orientali della Siria. L’area di Deir Ezzor è stata un tempo sotto il controllo del regime, ma ora si trova nelle mani delle forze curde. Questi gruppi hanno raggiunto città strategiche e importanti come al Mayadeen e al Bukamal, un valico fondamentale per il traffico di milizie filo-iraniane. La conquista di Bukamal è un passo cruciale, poiché riduce significativamente le possibilità di supporto per Assad da parte di quelle milizie. Con il controllo di queste aree, le forze curde stanno sicuramente cambiando le dinamiche del conflitto in corso.
La perdita di così tante posizioni chiave nel giro di poco tempo lascia un’impressione chiara e netta: la fine del regime di Assad potrebbe essere più vicina di quanto si pensasse. Adesso, le uniche roccaforti rimaste sono Damasco e alcune città costiere, come Latakia e Tartus, che ospitano prevalentemente la comunità alawita, di cui Assad è parte. Questa situazione di stallo non è un segno di stabilità, ma piuttosto un’illustrazione di una lotta crescente per il potere e la sopravvivenza sul campo. In questo contesto, la popolazione siriana attende con ansia di capire quale sarà il futuro del loro paese e quali ripercussioni avrà su di loro l’inevitabile cambiamento che sembra avvicinarsi.