Il Governo ‘supera’ il Reddito di Cittadinanza. Ma ecco le misure sostitutive introdotte per le famiglie più bisognose
Il reddito di cittadinanza è stata una misura introdotta a partire dall’aprile 2019, al fine di garantire un contrasto alla povertà e alla disuguaglianza sociale, garantendo il diritto al lavoro. Si tratta, perciò, di una forma di sussistenza che veniva garantita ai soggetti e alle famiglie che si trovano in situazioni di difficoltà economica.
I requisiti minimi dei quali un nucleo familiare doveva essere in possesso per riceverlo, erano un valore ISEE inferiore a 9.360 euro, un valore del patrimonio immobiliare non superiore a 30.000 euro, un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro per i single, che variava in base ai componenti del nucleo, e un valore di reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui.
Dopo quasi 5 anni, è stato definitivamente cancellato, a partire dal 1° gennaio 2024 dal governo Meloni. Da tale data in poi, le misure di contrasto alla povertà hanno avuto una portata maggiormente limitata, causando una riduzione, da 2,1 a 1,2 milioni, sulle entrate complessive a vantaggio dei nuclei familiari.
La decisione del Governo di terminare la misura è andata in forte contrapposizione con la posizione della Commissione Europea, che ha, al contrario, affermato che i redditi svolgono un ruolo fondamentale per supportare le famiglie durante le fasi di recessione economica.
L’assegno di inclusione
L’Assegno di Inclusione ha sostituito proprio il reddito di cittadinanza a partire dal 1° gennaio 2024. Si tratta, allo stesso modo, di una misura che mira a contrastare la povertà e l’esclusione sociale dei soggetti definitivi ‘deboli’, mediante percorsi di inserimento, ma anche di lavoro e formazione. L’osservatorio statistico dell’INPS, ha reso noto che solo nel corso dei primi sei mesi del nuovo anno, circa 1,7 milioni di persone hanno usufruito dell’assegno. I requisiti minimi per poter sfruttare tale misura sono: possedere un ISEE inferiore a 9.360 euro annui, un valore del patrimonio immobiliare che non superi i 30.000 euro annui, un reddito familiare che non deve oltrepassare i 6.000 euro, e la stessa soglia è valida per il patrimonio mobiliare, che può, tuttavia, subire variazioni nei nuclei familiari composti da tre o più persone.
L’importo varia in base ad una serie di fattori, come il nucleo familiare e la situazione abitativa. Nello specifico, tale misura prevede 500 euro mensili per i nuclei che non includono over 60 o under 18, 630 euro mensili per i nuclei composti da persone con disabilità o over 67, mentre se la famiglia si trova in affitto, è previsto un contributo aggiuntivo dal valore di 280 euro mensili.
Busta con soldi (Vecteezy foto) – www.quotidianoarte.it
Il reddito di povertà
Il reddito di povertà è un’ulteriore misura economica straordinaria, che ha la stessa finalità delle sopracitate. E’ complementare agli altri ammortizzatori, ma prevede un importo nettamente maggiore, che può raggiungere i 15.000 euro. Per richiedere il reddito sarà necessario presentare la domanda online, attraverso il sito del proprio Comune di residenza o dell’INPS, compilare il modulo e inviare i documenti necessari, ossia il certificato di residenza, la dichiarazione ISEE e carte di varie tipologie che attestino la situazione economico-familiare di disagio.
Successivamente bisognerà attendere il responso degli uffici competenti, che analizzeranno la richiesta inoltrata e vi restituiranno un’esito entro un mese dal giorno dell’invio. Se la domanda dovesse risultare valida e venire approvata, sarà possibile ricevere il sussidio direttamente sul proprio conto corrente. Il reddito di povertà è pensato per essere utilizzato, principalmente, per il pagamento di affitti, per l’acquisto di beni strettamente necessari o per avviare una modesta attività imprenditoriale, che potrà permettere di migliorare il proprio tenore di vita.